«Mi sono dovuto piegare alla volondà del senatore e di mia cuggina Armanda Scardazzone».
Questa è la terza intervista al Consigliere Candido Lampione che la già nota giornalista freelance ha realizzata dopo quella del 28 maggio 2024, senza esserne stata richiesta dalla nostra Redazione. Pertanto, ci atteniamo all’obbligo di riprodurre la versione integrale del testo che era stato da lei registrato, puntualizzando che tutte le dichiarazioni rese dal Consigliere ricadono nella piena responsabilità professio-nale della collega Jessica Alicante, che – ripetiamo – non è una nostra abituale collaboratrice, per cui, volendo, potrem-mo anche dissentire. – SerPa
Lapidaria e inequivocabile la sua dichiarazione: «Ò deciso di fare questo sacrificio per il bene della città di Giugliano. ma quì lo dico e quì lo nego che se non sarò eletto io mi dimetto tornandomi a zappare la terra».
Intervista esclusiva di
JESSICA ALICANTE
J.A. – Consigliere, buon pomeriggio. Si ricorda di me? La stiamo inseguendo da circa due ore. Io sono Jessica Alicante, ed è la terza volta che abbiamo la fortuna di vederci.
R. – Mi dovete scusare se vi domando ma voi chi siete che mi state correndo appresso. perché io me ne sono accorto da più di un ora dicendo al mio autista di accellerare penzando non per niente che mi volevate fare una rapina. Non potevo immagginare che invece siete della polizia in borghese che mi state facendo la scorta per il fatto che stavo viaggiando nella macchina del senatore Placido Pariante.
J.A. – Ma no, Consigliere; cosa va pensando? Noi non siamo della Polizia: vi ho appena detto che sono Jessica Alicante, quella giornalista che vi ha già intervistato il 28 maggio di un anno fa sulla spiaggia del Lido Varca d’Oro. Non credo che abbia potuto dimenticarmi, per tutto quello che ci siamo detti.
R. – Ma allora è per questo che mi state correndo appresso. io ò una certa età e mi dovete scusare se certe cose io poi me le dimendico. A questo punto se permettete non capisco qualè il probblema se vi siete preso lo spavo gerato di venirmi appresso fino a Roccaraso.
J.A. – Perché lei, egregio Consigliere, è riuscito a sfuggire a tutti i giornalisti che la stavano aspettando davanti al Comune quando si è saputo che era andato a presentare la sua dei candidati che hanno deciso di sostenerla nella corsa impari alla conquista della poltrona di Primo Cittadino. E mi pare un buon motivo, per me, quello di riuscire a intervistarla per prima.
R. – Ma signorina benedetta e vi pare questo un buon motivo per venirmi a correre appresso per 140 chilometri col rischio che il mio autista si poteva accappottare per mandenersi sui 150 allora tanto più che per mé potevate venire anghe domani che vi avessi portato a fare un giro fino a Sulmona e di rimanere poi a pranzo colla mia famiglia che invece adesso vi dovete accondendare di quello che riusciamo a trovare in cucina dato che mia moglie ieri se nè andata a Termoli inzieme a mia cuggina che anghe lì si è comprata una casarella vicino al mare. Ma comungue mó facciamo una cosa. se permettete ordiniamo tre o quattro pizze due birre e una cocacola perché come voi sapete a tavola ci si capisce meglio. e mendre Giggino ci va a fare questo servizio allangolo ditemi voi di che cosa vogliamo comingiare a parlare.
J.A. – Intanto, Consigliere, le presento il mio accompagnatore, nonché autista, che di solito mi fa anche il servizio fotografico: Stefano Lameccia. Andiamo per ordine, esimio Consigliere, dando atto, per l’appunto, che lei è come se non si fosse mai dimesso, dopo che gli altri, in maggioranza scomposta, il 21 febbraio scorso se ne erano andati ognuno per la sua strada. Anzi, se permette, partiamo proprio da questo dato: lei, Consigliere Candido lampione, perché non si è dimesso?
R. – Ma perché io non cèro o se volete perché anghe in quel occasione avevano fatto tutto a mia inzaputa. non sò se mi spiego.
J.A. – Consigliere, se lei mi permette, più che una curiosità, mi sorge un dubbio: se tutti in città, fino a due/tre giorni fa, sapevano che non si sarebbe più candidato, come è riuscito a mettere insieme i suoi trenta uomini o donne che siano?
R. – Che vi debbo dire. di queste cose io non ne sò quasi niende come fanno anghe gli altri che è come se quì ognuno ci mettiamo a fare lanalisi del sangue tanto più che per la pravasi come dite voi io non credo che ci possiamo mettere a chiedere i documenti. sarebbe una mancanza di fiducia.
J.A. – Consigliere, ma lei si rende conto di quello che mi sta dicendo? A me pare che questa procedura sia quantomeno illegale, se vogliamo stare entro i confini della democrazia. Il popolo in campagna elettorale ha il diritto di sapere con chi avrà poi a che fare se saranno eletti in Consiglio comunale.
R. – Ma voi di questo non vi dovete preoccupare perché si sà già che uno che si candida a sindaco con una lista civica se tutto va bene viene eletto lui solo. perciò io non capisco qualè il vostro probblema.
J.A. – Sarà pure come dice lei, egregio Signor Candido Lampione. Ma in tal caso è palese che si vadano ad ingannare trenta concittadini, facendo credere ad ognuno di loro che quasi sicuramente ce la potrà fare.
R. – Ma signorina Gessica voi mi sembrate di non sapere che la politica è una questione di fede e di speranza. io credo che di questo passo se condinuate a inzistere noi non abbiamo più niende da dirci. non sò se mi spiego.
J.A. – Consigliere, io mi adeguo, se crede che io le debba delle scuse, perché ci tengo a continuare questa intervista. Non so: mi dica lei di che cosa dobbiamo parlare.
R. – Io penzo che alla gente ci inderessa la politica di queste elezzioni e la curiosità di sapere chi si ripresenda.
J.A. – Quindi, vogliamo parlare dei programmi? Cominciando, ovviamente, dal suo.
R. – E che altro devo dire se sono ormai più di quarandacingue anni che nessuno mi stà a sendire. Ognuno che si vuole candidare ci promette di fare un vestito nuovo per la città di Giugliano ma alla fine col contribbuto di tutti i suoi conziglieri comunali si riescono a mettere soltanto delle pezze a colori.
J.A. – Mi sembra di aver capito che lei considera particolarmente sminuito il ruolo dei Consiglieri.
R. – Ma loro sono sempre a servizio di qualcuno e a mé questo mi dispiace. però non sempre succede perché poi capita che si dimettono e mandano tutto a carte e quarandotto. così si scioglie il conziglio comunale e i vuoi se ne scappano dalla stalla.
J.A. – Trovo particolarmente suggestiva questa immagine di un branco senza mandriano, mi permetto di dire con il dovuto rispetto, ovviamente per le istituzioni. Pertanto, io le propongo di focalizzare l’attenzione sui pochi che si espongono per guidare la città. Ma lei, che mi risulta abbia una certa esperienza politica, come li vede questi tre candidati che aspirano a diventare il nuovo probabile Sindaco della Città di Giugliano?
R. – Non capisco che domanda voi mi venite a fare se sono anghe io candidato. è vero che questa volta non lò scelto io di essere candidato a sindaco. ma dico io mi aspetterebbe da voi che non siete di Giugliano almeno un poco di decenza e di educazzione.
J.A. – D’accordo, Consigliere, e mi voglia scusare se questa mia domanda le sembrerà essere stata una impertinenza apparentemente fuori luogo. Ma lei pare che con questi tre in qualche modo ci ha avuto a che fare. Così mi è stato raccontato, se è vero che lei sieda ininterrottamente in Consiglio comunale dal 1978, da quando anche uno di questi tre candidati, se non mi sbaglio…
R. – Vi prego di non fare nomi in questa difficile situazione politica che si ripresenta allettorato della città di Giugliano.
J.A. – Sono ancora d’accordo con lei, signor Candido Lampione. Io sto tentando di raccogliere un suo illuminato parere spassionato, come se i candidati fossero soltanto questi tre. Insomma, vorrei sapere chi, a suo parere, potrebbe avere una chance in più.
R. – Ma vi dico subito che per me luno vale laltro anche se sono più di due. Vi posso dire soltanto la differenza che ci passa tra mé e gli altri.
J.A. – Questo mi pare un argomento interessante. Mi dica, allora.
R. – Io sono sicuro che loro si stavano già preparando perché ormai si sapeva che la barca si stava giá per affondare un poco perché il mare era aggitato e un poco perché a bordo ci stavano i marinai del esercito di frangischiello.
J.A. – Forse vorrà riferirsi, storicamente, alla ciurma di Re Nasone…
R. – Fate voi perché per mé è la stessa cosa.
J.A. – Mi rendo conto che lei, Consigliere, sta cercando di svicolare, a riguardo di questi tre candidati.
R. – Mi dovete scusare ma per mé il probblema è che da un pò di tempo voi lo sapete che non frequendo più il conziglio comunale. E poi per letà mi dovessi fare gli occhiali nuovi. Mio figlio mi à detto che sarebbe meglio quelli che si vedono da vicino e da londano. non sò se mi spiego.
J.A. – Lei, Consigliere, mi sta dicendo che gli altri tre si erano già preparati per essere candidati. Mi vuol, forse, fare intendere che lei non ci aveva già pensato?
R. – Signorina ma io se non mi sbaglio mi ricordo che a voi stessa nella mia ultima intervvista vi avevo fatto capire che ormai avevo deciso di ritirarmi per sempre dalla politica per cui io adesso non ci penzavo proprio di candidarmi un altra volta a sindaco per essere eletto semplicemende come un qualsiasi conzigliere comunale dopo aver fatto questa lunga esperienza di quattro anni e mezzo come il due di mazza in una partita scopa.
J.A. – Mi scusi, Consigliere: ma, allora, perché si è candidato?
R. – Signorina Gessica la verità è che io non lo sapevo. è successo così. Voi lo sapete che non sò da quandi anni mi sono ormai trasferito a vivere a Roccaraso dove ogni tanto qualcuno da Giugliano mi veniva a trovare per raccondarmi quello che succedeva da quelle parti. Una diecina di giorni fà se non mi sbaglio era il Venerdì Santo sono venuti quattro amici al bar dove mi ero seduto a prendere un caffè amaro con mia cuggina Armanda Scardazzone e il Senatore Placido Pariante. Quindi si sono seduti prima di salutarci si sono ordinati quattro porzioni di cassata siciliana e in verità ànno voluto pagarci anghe il caffè per noi prima che il Senatore mettesse mano al borzello che aveva dimenticato a casa.
J.A. – Consigliere, la prego: andiamo al sodo, perché ho capito che lei ormai avrà molto da fare. Ci dica come mai ha poi deciso di ricandidarsi.
R. – E ve lo stavo dicendo. perché quelli si sono presendati sbattendo un pacco sul tavolino e dicendo Questi sono i primi diecimila bigliettini che noi abbiamo deciso di stampare a nome del Comitato Prosindaco Lampione perché noi abbiamo deciso che voi vi dovete candidare di nuovo per essere sicuri di avere una voce che parla perché noi abbiamo penzato che Giugliano per raccondare un giorno la sua storia à bisogno di una voce che non viene ascoltata.
J.A. – Ma infine è stato lei a decidere di candidarsi, presentando la sua lista elettorale addirittura due ore prima degli altri tre candidati. Non può venire a dirmi che lei era inconsapevole.
R. – E invece è proprio così come quando una volta a mia inzaputa mi ànno fatto firmare le dimissioni da conzigliere per far cadere il sindaco Andonio Castaldo convincendomi che si trattava di una cosa senza conzequenze.
J.A. – Mi faccia capire: le sembra una cosa da niente presentare una lista con la sua candidatura a Sindaco della Città di Giugliano? Si presume che ne sia stato pienamente cosciente, ben convinto di quello che stava facendo.
R. – Veramende le cose non stanno proprio così. e mi spiego. Vi giuro che io assolutamende non mi volevo più candidare. ma mi sono dovuto piegare alla volondà del senatore e di mia cuggina Armanda Scardazzone che al mio posto avevano minacciato di far candidare a mio figlio Ciro. e voi capite che un padre non può volere il male di suo figlio per cui io ò deciso di fare questo sacrificio ma lò fatto anghe per il bene della città di Giugliano che però vi convesso non è che me ne faccio un problema e che anzi quì lo dico e quì lo nego che se non sarò eletto io mi dimetto tornandomi a zappare la terra.
J.A. – Mi scusi, Consigliere non ho capito questa finezza…
R. – Il fatto che poi mi dimetto?
J.A. – No: quella di tornarsene a zappare la terra.
R. – Questo me là spiegato mio figlio che è un fatto della storia antica di Roma di un tale che era stato invitato a combattere per salvare la sua città e che poi se ne tornò a fare il contadino che se non mi sbaglio si chiamava Scipione Lafricano.
R. – No, Consigliere: credo che lei si stia confondendo. Quel contadino, come dice lei, si chiamava Cincinnato.
R. – Non lo sò forse è come dite voi ma il probblema non cambia. Però se mi permettete io vi conziglio di informarvi meglio perché non volessi che mó dopo alle associazioni culturali ci levano pure a Scipione Lafricano. voi mi capite a me.
* * *
Con la sua ultima battuta, apparentemente svagata, il già Consigliere comunale Candido Lampione mi ha fatto capire, in breve, di non essere disposto a sbottonarsi sulla questione politica degli altri tre candidati che concorrono alla conquista del Primo Seggio della Città di Giugliano, dei quali ha continuato a raccomandarmi di non fare i nomi, lui dice ‘‘per una questione di par condicio’’. – J.A.