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Clan Mallardo, racket del pane a Giugliano: a processo Anna Aieta, il genero di Ciccio Mallardo e Armanduccio 29

Clan Mallardo, racket del pane a Giugliano a processo Anna Aieta, il genero di Ciccio Mallardo e Armanduccio 29
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Imposizione del pane per conto del clan, in 3 a processo. Si tratta di Aieta Anna, moglie di Ciccio Mallardo, detenuta a L’Aquila, difesa dagli avvocati Gian Paolo Schettino, Lucente Salvatore, suo genero, detenuto a Lanciano, difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Fabrizio Gallo,  alias “armanduccio 29”, attualmente libero, difeso dall’avvocato Luigi Poziello.

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Sono imputati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver imposto per 6 anni ad un supermercato di Giugliano, di acquistare il loro pane perché costringendo la persona offesa a rifornirsida loro dal 2010 al 2016. A vuotare il sacco, ancora una volta, il collaboratore di giustizia Filippo Caracallo (oggi deceduto), che aveva raccontato agli inquirenti i dettagli dell’imposizione del pane per conto del Clan Mallardo a vari supermercati e ristoranti, sia di Giugliano centro che della fascia costiera.

Il processo è fissato il 3 Luglio davanti al Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli Dott. Marco Carbone, su richiesta dei pubblici ministeri della DDA Ilaria Sasso Del Verme ed Antonella Serio.

Il profilo degli imputati

Aieta Anna è la moglie del boss Ciccio Mallardo: «Le mogli dei boss sono come avatar: quando non ci sono i mariti, ci sono le mogli».

Lucente Salvatore è attualmente detenuto e occupa una posizione di rilievo in seno all’organizzazione criminale non solo per aver sposato la figlia del “capo”, ma anche per aver contribuito a realizzare un vero e proprio impero imprenditoriale composto da aziende operanti nel settore dei supermercati, della commercializzazione dei latticini, dei fuochi pirotecnici e della produzione e distribuzione del pane, esercitato in regime di oligopolio attraverso la minaccia e la violenza.
Lucente, diventato nel corso degli anni il “braccio economico” del gruppo camorristico, partecipava attivamente alle dinamiche criminali del clan. Aveva inoltre voce in capitolo sugli investimenti da compiere con il reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti. In seguito all’articolata attività investigativa, i poliziotti sono riusciti a localizzare ed individuare l’insieme delle attività economiche ubicate a Napoli, Giugliano in Campania, Villaricca, Casoria e zone limitrofe.

Armando Palma, 51 anni, meglio noto come “Armanduccio 29”, era stato arrestato lo scorso agosto perché accusato di aver commesso un’estorsione – aggravata dal metodo mafioso – ai danni di un carabiniere per alcuni lavori edili. Dopo essere stato scarcerato dal Tribunale del Riesame di Napoli, il GUP del Tribunale di Napoli ha emesso sentenza di non doversi procedere, mettendo la parola fine a questa vicenda processuale. Armando Palma era ritornato in libertà da pochi mesi, su decisione del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che accogliendo la richiesta dell’avvocato Luigi Poziello, aveva concesso la detenzione domiciliare per un’altra precedente condanna di 6 anni e 9 mesi, per aver commesso i reati di associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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