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Prima gli agguati poi la pace tra i Moccia e i Mazzarella: arresto bis per i boss del clan

Francesco Mazzarella e Salvatore d'Amico
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Prima gli agguati poi la pace tra Mazzarella-Moccia: arresto bis per i boss del clan.  L’operazione PETROL-MAFIE SPA rappresenta l’epilogo di indagini condotte su una duplice
direttrice investigativa dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Napoli, Roma, Reggio Calabria e Catanzaro – con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e di Eurojust – che hanno fatto emergere la gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome.

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C’è anche il filone d’inchiesta condotto dalla DDA di Napoli e di Roma contro il clan Moccia e la Max Petroli Srl. L’organizzazione costituisce una tra le più potenti e pericolose organizzazioni camorristiche del panorama nazionale. Nota per loro abilità nello stringere patti con esponenti di rilievo dei settori pubblico e privato per agevolare profittevoli investimenti di capitali illeciti nell’economia, legale e illegale.

IL CLAN MAZZARELLA SPARA CONTRO L’IMPRENDITORE DEI MOCCIA

Nel settore degli oli minerali il clan Moccia era diventato egemone proprio grazie ai prezzi super-competitivi. Questi ottenuti grazie alle frodi, ciò provocò reazioni anche violente da parte di altri clan della camorra. Alberto Coppola subì due attentati con esplosione di colpi di pistola. A seguito degli atti criminali non esitò a chiedere aiuto al suo referente e parente Antonio Moccia che si attivò. Ne conseguì una pax mafiosa, imposta dai Moccia e suggellata con la cessione di una quota dell’impianto di carburanti al clan Mazzarella.

GLI AFFARI DEL CLAN DELLA CAMORRA

Tra le indagini condotte dalla DDA di Napoli negli ultimi 15 anni sui Moccia, quella odierna mette in luce le più attuali evidenze degli interessi del clan nell’economia legale. In particolare nel “settore strategico dei petroli”. Questa attività prende le mosse nel 2015 da una indagine del Gico della Guardia di Finanza di Napoli – su delega della DDA partenopea – che riguardava inizialmente rilevanti investimenti del clan Moccia nei settori dell’edilizia e del mercato immobiliare.

A conferma dell’importanza attribuita al nuovo canale “legale” di investimento, se ne occupa personalmente un esponente di vertice del clan. Antonio Moccia attraverso contatti, ampiamente intercettati, con l’imprenditore di settore Alberto Coppola, coi commercialisti Claudio Abbondandolo e Maria Luisa Di Blasio e col faccendiere Gabriele Coppeta. Infatti Coppola utilizzava nelle proprie relazioni commerciali la sua parentela con Antonio Moccia, presentandosi all’occorrenza come suo cugino. Lo stesso Moccia qualificava Coppola pubblicamente come suo “cugino”.

I RAPPORTI TRA IL CLAN MOCCIA E ANNA BETTOZZI

Attraverso una serie di operazioni societarie, il gruppo entra in rapporti con la Max Petroli SRL, ora Made Petrol Italia Srl di Anna Bettozzi. La donna aveva ereditato l’impero di Sergio di Cesare, noto petroliere romano. La donna trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria grazie alla conoscenza di Coppola era riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di camorra tra cui quelli dei Moccia e dei Casalesi.

La camorra le aveva consentito di risollevare le sorti dell’impresa. Quindi aumentò in modo esponenziale il volume d’affari passato da 9 milioni di euro a 370 milioni di euro in tre anni. Evoluzione ricostruita dal III Gruppo Tutela Entrate della GDF di Roma su delega della DDA capitolina, anche grazie alla trasmissione da parte della Procura di Napoli delle proprie risultanze investigative. Condotta in totale osmosi informativa.

Risulta che la 62enne Bettozzi avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode nel settore degli oli minerali, attraverso la costituzione di 20 società “cartiere” per effettuare compravendite puramente cartolari in modo tale eludere con la Made Petrol le pretese erariali, potendo così rifornire i network delle cosiddette “pompe bianche” a prezzi ancor più concorrenziali.

Il successo imprenditoriale consentiva inoltre agli indagati di mantenere un elevato tenore di vita, fatto di sontuose abitazioni, gioielli, orologi di pregio e auto di lusso.
Nel mese di maggio 2019 la donna fu fermata a bordo di una Rolls Royce alla frontiera di Ventimiglia. Bettozzi si recava a Cannes per partecipare all’omonimo festival del cinema, e trovata in possesso di circa 300mila in contanti. I successivi accertamenti presso il lussuoso albergo a Milano dove soggiornava, consentirono di rinvenire altri 1,4 milioni di euro, sempre in contanti, poi sottoposti a sequestro.

LA BASE LOGISTICA DEL CLAN MOCCIA

Nel frattempo i Moccia ponevano la base logistica per lo svolgimento delle attività fraudolente negli uffici napoletani di Coppola. Da lì venivano coordinate le commesse di materiale petrolifero e organizzato il vorticoso giro di fatturazioni per operazioni inesistenti e i movimenti finanziari (esclusivamente on-line). Per il gruppo criminale, infatti, una volta disposti i bonifici relativi al formale pagamento del prodotto energetico sorgeva la necessità di monetizzare in contanti le somme corrispondenti all’Iva non versata all’erario dalle società cartiere.

L’ORGANIZZAZIONE PARALLELA DELLA CAMORRA

Per la raccolta delle ingenti somme liquide derivanti dalla frode, il clan Moccia si avvaleva di una vera e propria organizzazione parallela, autonoma e strutturata. Struttura dedita al riciclaggio di elevate risorse finanziarie, gestita da “colletti bianchi”. Attività svolta sul territorio partenopeo che su quello romano. In pratica le società “cartiere” gestite dal gruppo Coppola.

Una volta introitate le somme a seguito delle forniture di prodotto petrolifero, effettuavano con regolarità ingenti bonifici a società terze, simulando pagamenti di forniture mai avvenute. Quest’ultimo, mediante la propria organizzazione territoriale, provvedeva ai prelevamenti in contanti e alle restituzioni tramite “spalloni”. Nello svolgere tale attività, questo gruppo tratteneva per sé una percentuale su quanto incassato.

IL RICICLAGGIO NELL’ECONOMIA LEGALE

Si trattava in buona sostanza di soldi provenienti dalle attività illecite dei clan reinvestiti in un settore economico legale, quello dei petroli, per produrre altri proventi illeciti attraverso le frodi fiscali. Un effetto moltiplicatore dell’illecito che finisce per annichilire la concorrenza, sia per i prezzi alla pompa troppo bassi per gli operatori onesti. Sia perché questi ultimi indietreggiano quando capiscono che hanno di fronte imprenditori mafiosi.

Per il territorio di Roma quella struttura professionale si avvaleva di altri soggetti che gestivano piccoli gruppi di persone. Le mansioni erano quelle di effettuare continui prelievi di contanti (in misura frazionata) su conti correnti postali intestati a società cartiere e/o a soggetti prestanome. Tali risorse finanziarie in contanti, una volta raccolte, venivano concentrate nell’area napoletana, e fatte pervenire, tramite “spalloni”, agli stessi riciclatori romani. Successivamente provvedevano alla consegna ai “clienti”, tra i quali come detto figurava proprio il gruppo societario facente capo ad Alberto Coppola e Antonio Moccia a perfetta chiusura del riciclo di denaro sporco.

RAPPORTO TRA MOCCIA E ANNA BETTOZZI

Quindi Antonio Moccia, Alberto Coppola e Anna Bettozzi risultano gravemente indiziati di aver stretto un accordo societario di fatto per la commissione di illeciti di cui hanno beneficiato praticamente tutti i soggetti coinvolti. Il rapporto con Alberto Coppola è stato fondamentale per Anna Bettozzi. L’uomo è subentrato nell’azienda in un momento di evidenti difficoltà economiche e gestionali dovute anche ai problemi di salute del marito.

Bettozzi è risultata donna scaltra e molto ben inserita negli ambienti del potere imprenditoriale (e non solo) capitolino. Tuttavia non era all’altezza di sostituire da sola il coniuge, petroliere di collaudata esperienza. Il patto con Coppola e Moccia, dunque, apportò agli affari comuni la competenza “specialistica” di Coppola. Soprattutto le provviste finanziare e il sostegno del potere mafioso del Moccia, le une e l’altro non soltanto ben accetti ma anche ricercati dal mondo affaristico romano.

LE MISURE CAUTELARI

Misure cautelari emesse personali nei confronti di 10 soggetti, 6 arresti in carcere e 4 arresti domiciliari. Sequestri per circa 4 milioni e 500mila euro. I reati ipotizzati sono associazione di tipo mafioso, circostanza aggravante per reati connessi ad attività mafiose, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con minaccia o violenza, estorsione in relazione riciclaggio.

Accusati inoltre di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, confisca per sproporzione, concorso nel reato, tentativo e 81 detenzione e porto illegale di armi. Hanno operato 220 Finanzieri del Comando Provinciale Napoli.

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1. Gabriele Coppeta, nato ad Afragola il 04.04.1965.
2. Alberto Coppola, nato a Napoli il 19.07.1967.
3. Salvatore D’Amico alias “O’ Pirata”, nato a Napoli il 01/08/1973.
4. Domenico Liberti, nato a Napoli il 26.03.1969.
5. Francesco Mazzarella, nato a Napoli il 14.05.1971
6. Giuseppe Vivese, nato a Napoli il 06.08.1983.

ARRESTI DOMICILIARI

7. Claudio Abbondandolo, nato a Napoli il 22.12.1972.
8. Silvia Coppola, nata a Torre del Greco (NA) il 23.02.1995.
9. Maria Luisa Di Blasio, nata a Napoli il 21.11.1950.
10. Aldo Fiandra, nato a Casoria (NA) il 20.04.1960.

DDA ROMA

Misure cautelari personali nei confronti di 23 persone (10 in carcere e 13 agli arresti domiciliari). Sequestri per oltre 200 milioni di euro. Reati ipotizzati: associazione per delinquere costituita per la commissione di plurimi reati tributari, illecita commercializzazione di prodotti petroliferi, riciclaggio nonché autoriciclaggio, anche al fine di agevolare le attività di associazioni di tipo mafioso. Hanno operato 200 Finanzieri del Comando Provinciale Roma.

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1. AURIEMMA Ferdinando, nato a Caserta il 19.02.1979;
2. BETTOZZI Anna, nata a Roma il 27/07/1958;
3. BETTOZZI Filippo Maria, nato a Roma il 02/09/1987;
4. COPPOLA Alberto, nato a Napoli il 19.07.1967;
5. D’AGOSTINO Felice, nato a Terlizzi (BA) il 3.02.1982;
6. MERCADANTE Giuseppe, nato a Caserta il 13.01.1979;
7. MOCCIA Antonio, nato ad Afragola (NA) il 13.06.1964;
8. STRINA Roberto, nato il 20.12.1980;
9. SCHIAVONE Armando, nato a Capua (CE) il 07.12.1974.
10. VIVESE Giuseppe, nato a Napoli il 06.08.1983;

ARRESTI DOMICILIARI

11. CIUCCIO Raffaele, nato ad Afragola (NA) il 19.06.1964;
12. COPPOLA Eduardo, nato Napoli il 16.12.1962;
13. COPPOLA Roberta, nata a Torre del Greco (NA), il 02.03.1998;
14. COPPOLA Silvia, nata a Torre del Greco (NA) il 23.02.1995;
15. DEL BENE Vittorio, nato a Nocera Inferiore (SA) il 05.02.1981;
16. DI CESARE Virginia, nata a Roma il 25.09.1993;
17. D’APOLITO Ilario, nato a Vallo della Lucania (PZ) il 13.07.1982;
18. DI FENZA Luigi, nato a Napoli il 22.02.1954;
19. LIBERTI Domenico, nato a Napoli il 26.03.1969;
20. LIONE Marco, nato a Napoli il 31.07.1973;
21. SALVI Stefano, nato a Roma il 08.10.1979.
22. SPADAFORA Gennaro, nato a Torre del Greco (NA) il 28.10.1974;
23. TOSCANO Claudio, nato a Napoli il 13.02.1966.

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L’ARTICOLO COMPLETO

Sequestro da un miliardo di euro ai clan: coinvolta anche la camorra napoletana: i nomi degli arrestati

 

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