mercoledì, Luglio 23, 2025
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Così il Covid invade il cervello: nuovo studio sui danni a lungo termine del virus

Un’infezione che sembra non voler abbandonare il corpo, nemmeno dopo la guarigione. Un recente studio condotto dai ricercatori del centro Helmholtz Munich e pubblicato su Cell Host & Microbe ha documentato come la proteina Spike del virus SARS-CoV-2 persista per anni nell’organismo, accumulandosi in diverse aree, tra cui l’asse cranio-meningi-cervello.

Questa scoperta potrebbe spiegare il fenomeno del Long Covid e le sequele neurologiche che colpiscono molti pazienti a distanza di tempo dall’infezione.

Long Covid, gli studi

Grazie a ricostruzioni 3D e tecnologie avanzate, gli scienziati hanno tracciato la dinamica dell’invasione del virus. Le immagini mostrano come la proteina Spike del coronavirus si accumuli nelle nicchie del midollo cranico, nelle meningi e in altre zone del cervello, contribuendo a danni neuronali e alterazioni infiammatorie e vascolari.

Sebbene nei tessuti cerebrali di pazienti guariti non si riscontrino particelle virali attive tramite PCR, la Spike è presente e persiste. La sua lunga emivita la rende un cofattore potenziale nello sviluppo di sintomi di lunga durata, come difficoltà cognitive, affaticamento cronico e problemi neurologici.

L’accumulo di proteina Spike è stato rilevato nel 60% delle persone che avevano contratto il Covid in passato, dimostrando che gli effetti dell’infezione non si limitano alla fase acuta della malattia. Nei pazienti con Long Covid, sono stati rilevati livelli elevati di proteine legate a malattie neurodegenerative, come Tau e Nfl, nel liquido cerebrospinale. Questo dato potrebbe spiegare i sintomi persistenti che caratterizzano il Long Covid, suggerendo una vulnerabilità cerebrale aumentata dall’infezione.

Anche nei modelli murini, l’accumulo di Spike ha indotto cambiamenti patologici e comportamentali significativi, dimostrando il potenziale neurotossico di questa proteina.

Il ruolo dei vaccini

Un elemento di speranza emerge dai dati relativi alla vaccinazione. I topi immunizzati con il vaccino Pfizer-BioNTech hanno mostrato un accumulo significativamente ridotto di proteina Spike rispetto ai non vaccinati. Sebbene il vaccino non elimini del tutto la persistenza della Spike, contribuisce a mitigare gli effetti a lungo termine sul sistema nervoso, riducendo il rischio di sequele neurologiche.

Queste scoperte aprono nuove strade per comprendere e affrontare il Long Covid, una sindrome che colpisce milioni di persone nel mondo.

La battaglia contro il Covid non è finita. Conoscere meglio il nemico significa poterlo affrontare con maggiore efficacia, non solo nel breve termine, ma anche nel lungo periodo.