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Prima il saluto poi l’omicidio, Cosimo Di Lauro e Nicola Todisco arrestati per l’agguato nella prima faida di Scampia

Cosimo di Lauro e Nicola Todisco
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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di Cosimo Di Lauro. Il figlio primogenito di Paolo Di Lauro,  alias “Ciruzzo o’ milionario”, e Nicola Todisco. Risolto un omicidio della prima faida di Scampia.

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Ordinanza per Cosimo Di Lauro e Nicola Todisco

I due, già detenuti, sono accusati di “omicidio volontario aggravato per aver agito con premeditazione” e “detenzione e porto abusivo di armi”, aggravati dal “metodo e dalle finalità mafiose” per l’omicidio di Massimiliano De Felice. L’uomo era legato da rapporti di parentela con le famiglie “Abbinante” e “Notturno”, all’epoca al vertice della contrapposta alleanza scissionista. L’omicidio avvenne a Napoli, nel quartiere Scampia, il 28 novembre 2004. Era il periodo in cui era in atto appunto la “Prima faida di Scampia”, guerra senza quartiere, protrattasi dall’ottobre del 2004 all’aprile del 2005, che ha mietuto numerose vittime, quasi tutte tra congiunti dei principali esponenti criminali e spesso del tutto estranee a contesti camorristici, secondo una strategia di tipo terroristico messa in atto dai killer.

L’omicidio di Massimiliano De Felice durante la prima faida di Scampia

Infatti, il contesto criminale dell’omicidio De Felice era avvenuto  in un momento storico in cui era in atto un riequilibrio dei rapporti di forza e delle relazioni tra i clan napoletani. L’agguato fu, sostanzialmente, una prima risposta al duplice omicidio di Fulvio Montanino e  Claudio Salierno, uomini di estrema fiducia di Cosimo Di Lauro. Questo duplice omicidio, verificatosi esattamente un mese prima rispetto a quello del De Felice, ovvero il 28 ottobre 2004. Di fatto, aveva segnato l’inizio della contrapposizione tra gli scissionisti, composti dai clan “Abete-Notturno”, “Abbinante”, “Marino”, “Amato-Pagano” e il clan “Di Lauro”.

Le indagini

Le attività investigative hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’omicidio. Accertato che la vittima era stata attinta al capo ed al torace da molteplici colpi di arma da fuoco. Cosimo Di Lauro aveva richiesto al “gruppo Prestieri”, quest’ultimo, all’epoca articolazione dei “Di Lauro”, dislocato e operante nelle aree  “Oasi del Buon Pastore” e “Sette Palazzi” del quartiere Scampia di Napoli, l’esecuzione di un omicidio ai danni della contrapposta “alleanza scissionista”.

L’esecutore materiale dell’omicidio, Nicola Todisco, che poteva contare in un rapporto di conoscenza reciproca con la vittima, era ritenuto da quest’ultima un “insospettabile”.  Quindi, elemento all’epoca di basso spessore criminale; fattore, quest’ultimo, che non aveva ingenerato alcun sospetto nello sventurato De Felice.

A base dell’operazione ci sono dichiarazioni di molteplici collaboratori di giustizia. Todisco, nell’avvicinare l’ignaro malcapitato con la scusa di avvisarlo circa la presenza delle Forze dell’Ordine nei paraggi, lo aveva anche salutato. Poi esplose contro, subito dopo, numerosi colpi di arma da fuoco.

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