Home Cronaca Costruirono l’altarino per Sibillo, a processo i genitori del baby boss

Costruirono l’altarino per Sibillo, a processo i genitori del baby boss

Costruirono l'altarino per il baby boss Sibillo, genitori finiscono a processo
PUBBLICITÀ

A settembre davanti al Tribunale Collegiale di Napoli, Settima Sezione Penale, sarà celebrato il processo a carico di Vincenzo Sibillo e Anna Ingentito, genitori di Emanuele Sibillo. Questa la decisione del Gup del Tribunale di Napoli, Leda Rossetti, che ha accolto e richieste dei Sostituti Procuratori della Dda Urbano Mozzillo e Celestina Carrano.

PUBBLICITÀ

Ai coniugi, difesi entrambi dall’avvocato Rolando Iorio, affiancato per quanto concerne il padre del baby boss anche dall’avvocato Dario Carmine Procentese, viene contestata la commissione dei reati di estorsione e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso, per aver agito approfittando delle condizioni di omertà, paura ed assoggettamento ingenerati nelle persone offese dalla loro nota appartenenza al clan della paranza dei bimbi.

PROCESSO PER L’ALTARINO PER IL BABY BOSS SIBILLO

In particolare i due imputati, in concorso con altre persone in via di identificazione, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal clan, si sarebbero appropriati illecitamente di uno spazio condominiale nel quale avrebbero realizzato un manufatto in alluminio nel quale collocavano, all’interno di una teca, l’urna cineraria di Emanuele. I condomini ed i proprietari degli immobili avrebbe subito la spoliazione del diritto di comproprietà e di uso della precedente esistente cappella votiva.

Secondo i pm della Dda l’edicola votiva sarebbe destinata al culto della figura del capo della paranza e, dunque, sarebbe stata utilizzata come elemento di identificazione e rafforzamento del gruppo criminale nonché quale luogo di commissione di reati. In aula Iorio ha chiesto con forza l’emissione di una sentenza di non luogo a procedere per i suoi assistiti, contestando la fondatezza delle accuse. Vincenzo Sibillo era in collegamento dal carcere di Lecce dove sta espiando una condanna ad anni 7 di carcere.

PUBBLICITÀ
Exit mobile version