Home Attualità e Società Covid in Cina, file fuori i forni crematori e attese per i...

Covid in Cina, file fuori i forni crematori e attese per i funerali: “Quali sono i veri dati?” 

Covid - Cina
PUBBLICITÀ

La Cina torna a tremare, e con lei il mondo intero, il Covid non sembra voler abbandonare il Paese rosso accusato da un’inchiesta americana di non aver detto tutta la verità. Il virus “nato” a Wuhan tre anni fa e diffusosi poi in tutto il mondo nell’arco di pochi mesi ha destabilizzato per tre anni le vite di chiunque, cambiando totalmente il punto di vista delle cose.

PUBBLICITÀ

Dalla sua comparsa si sono susseguiti: decreti, riforme, vaccini e sfortunatamente tante morti. Nonostante nell’ultimo periodo il virus pareva essersi placato la Cina ha continuato a mantenere la sua rigidissima politica zero Covid. Quest’ultima è stata però revocata il 7 dicembre scorso e la sua graduale scomparsa pare aver nuovamente aggravato la situazione Covid nel Paese. Ad essere sotto l’occhio del mirino ora è però la chiarezza dati sugli ultimi rapporti Covid.

I dati Covid sotto inchiesta 

La Cina ha una struttura di comunicazione politica molto rigida, ed è proprio questa estrema “riservatezza” la protagonista dell’inchiesta aperta dal Washington Post. Quest’ultimo, noto giornale statunitense, ha, infatti, posto un punto di domanda su delle foto satellitari scattate ad alcuni forni crematori della nazione.

La Cina ha registrato un notevole aumento di contagi negli ultimi mesi dichiarando un numero di morti, per quanto triste, “stabile”. Le foto satellitari però mettono in dubbio i numeri dichiarati, numeri che il Paese ha registrato con la premessa di contare come “morti Covid” solo coloro i quali sono deceduti per cause strettamente legate a problemi respiratori dal virus. Questo avrebbe fatto si che i dati sui morti si siano abbassati rispetto agli effettivi decessi nel Paese. Quest’ultimo continua ad affermare infatti che dal 7 dicembre scorso (stop della politica ‘zero covid’) sono decedute 40 persone.

L’inchiesta del Washington Post

Quindi il Washington Post ha aperto un’inchiesta a partire da alcune foto satellitari dei forni crematori del Paese e da alcune dichiarazioni. Le foto mostrerebbero un’attività maggiore nelle vicinanze dei forni crematori. “Le pompe funebri di tutto il Paese hanno registrato un drammatico aumento dell’attività rispetto a pochi mesi fa e allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre i veicoli trasportano le salme e i residenti fanno la fila per far cremare i propri cari” scrive il Washington Post.

Per il Partito comunista e il leader Xi Jinping le prove di un numero di morti esponenzialmente più alto di quello dichiarato rappresentano una sfida diretta alla loro narrazione” continua poi nell’inchiesta. Il Paese sta per festeggiare il Capodanno Lunare per il quale migliaia di cinesi si sposteranno verso le principali città. Questo spostamento preoccupa particolarmente per la salute dei contadini ed in generali degli abitanti delle zone periferiche, molto più cagionevoli. Il notevole aumento dei contagi potrebbe anche essere dovuto alla scarsa copertura che il vaccino cinese ha per Omicron e sottovarianti varie.

Le foto dei forni crematori 

La situazione Covid in Cina non è quindi per niente “sotto controllo”. Un addetto delle pompe funebri del Paese ha infatti dichiarato: “Lavoro qui da sei anni e non è mai stato così affollato“. L’addetto alla reception ha poi continuato: “i congelatori erano pieni, tutti e otto gli inceneritori funzionavano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e il telefono non ha mai smesso di squillare“.

Inoltre osservando la foto dall’alto del forno crematorio del distretto Tongzhou, alla periferia di Pechino, si possono notare alcune modifiche nella struttura. Pare che tra il 22 ed il 24 dicembre il parcheggio sia stato ampliato al fine di contenere 100 veicoli in più. Secondo un rapporto pubblicato dal quotidiano statale Beijing Youth Daily, poi subito cancellato, il personale in quei giorni avrebbe lavorato 24 ore al giorno per cremare 150 corpi. C’è chi invece parla di lunghissime attese per un funerale (anche 5 giorni), pochissimi minuti per salutare i propri cari (data la “folla”) e bagarini che chiedevano denaro per accelerare le pratiche.

Il direttore di Maxar News Bureau, citato dal Washington Post, ha detto: “Come tendenza generale, nell’ultimo mese abbiamo assistito a un aumento dell’attività dei veicoli e del traffico in un certo numero di pompe funebri e crematori nelle città cinesi rispetto allo stesso periodo di tempo negli anni passati“. L’Oms ha già chiesto da tempo al Paese di essere più trasparente nel dichiarare i propri dati.

PUBBLICITÀ
Exit mobile version