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Da fedelissimo di Mariano Riccio al business del racket, la figura di Vincenzo Nappi raccontata dai pentiti

"Era un fedelissimo di Mariano Riccio", il ruolo di Nappi svelato dai pentiti
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Era il referente per il business delle estorsioni per conto di Mariano Riccio e gestiva i soldi per la fazione maranese-mugnanese degli Amato-Pagano. Questo sarebbe il profilo di Vincenzo Nappi, 57enne ucciso, oggi, a colpi di pistola tra vico Rossi e via Lavinaio a Melito. Probabilmente i killer sono giunti in sella ad un mezzo a due ruote, sono scesi ed entrati nel locale hanno fatto fuoco: sapevano che il loro bersaglio era lì dentro.

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IL VIDEO DELL’OMICIDIO

Nappi è un elemento di spicco degli Scissionisti, infatti, alcuni collaboratori di giustizia lo descrivono come un uomo di fiducia di Mariano Riccio. Si tratta però di vecchie dichiarazioni, riferite a dieci anni fa. Aveva una prima moglie con due figli e una seconda moglie incinta. A suo carico ha precedenti per associazione. E’ stato in carcere fino ad agosto 2020 e sorvegliato speciale fino a ottobre 2020. Ma, tornato libero, il boss, soprannominato ‘o pittore perché da giovane aveva lavorato come imbianchino, aveva ripreso le sue abitudini e i suoi traffici.

LE PAROLE DEI PENTITI SU ‘O PITTORE: I RAPPORTI CON MARIANO RICCIO

A parlare di Nappi è stato in passato il pentito Illiano. «Nappi è affiliato al clan Amato-Pagano, il cui ruolo era di gestire le estorsioni a Melito; la posizione del Nappi era meno importante di quella del D’Andò perché se è vero che gestiva le estorsioni a Melito è anche vero che ne rispondeva a Mariano Riccio, mentre il D’Andò era il referente per gli affini degli Amato a Mugnano e al Lotto G. Nappi percepiva 5000 euro al mese. Sono certo del ruolo del Nappi perché me ne ha parlato Carmine Amato di cui io ero uomo fidato. L’ho visto nei covi del clan a Via Cicerone parlare in maniera riservata con Maria Riccio unitamente alla sua squadra… Io ho visto Nappi in un garage a Melito che era il covo di Mariano Riccio, con loro vi erano tutti i fedelissimi di Mariano», svelò Illiano.

Il 3 marzo 2016 l’altro collaboratore di giustizia, Antonio Caiazza, parlò della vittima in un verbale di interrogatorio: «Dopo l’arresto di Cesare Pagano ed Elio Amato a luglio del 2010, a comandare rimasero Mimì Pagano, Carmine Amato e Mariano Riccio, quest’ultimo aveva ricevuto dal suocero l’ordine di “schiattare la testa a chiunque si fosse preso confidenza”. In quel periodo Mariano stava a Melito con il suo gruppo ossia Vincenzo Nappi per le estorsioni e Tekendò».

L’ARRESTO DI VINCENZO NAPPI

Il 4 agosto del 2011 Vincenzo Nappi fu arrestato in un appartamento di Mugnano dove irruppero carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Giugliano. L’uomo già allora fu ritenuto un elemento di spicco del clan Amato-Pagano, sf fu ricercato 3 mesi prima dopo la fuga dal blitz della polizia che portò alla cattura di otto suoi complici. Tutti furono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, estorsioni e altro.

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