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Pasquale travolto e ucciso sull’Asse Mediano, dimezzata la pena in Appello per l’investitore

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Si è definito innanzi la I Sezione penale della Corte di Appello di Napoli il procedimento penale a carico di M.G., 26 di Cardito, accusato di omicidio stradale aggravato dalla fuga dal luogo del sinistro. Secondo la ricostruzione effettuata dal GIP del Tribunale di Napoli Nord Dott. Saladino, nel pomeriggio del 10.7.22 il giovane percorreva l’asse mediano in territorio di Villa Literno a velocità sostenuta quando, nell’effettuare una repentina manovra di sorpasso a destra di un veicolo che lo precedeva, investiva con la parte anteriore del suo veicolo D’Agostino Pasquale, 45enne originario di Sant’Antimo ma residente a Sant’Arpino.che si trovava in piedi vicino alla sua auto in panne e ferma nella corsia di emergenza.

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L’effetto dell’investimento fu terribile, poiché il corpo venne tranciato in più parti, con la conseguente morte immediata dell’investito. Il conducente del veicolo si allontanò senza prestare soccorso né curandosi di avvertire il 118 o la polizia. Le indagini avviate dalla Polizia Stradale di Caserta diretta dal Dott. Ludovico Mitilini immediatamente si concentrarono su una Renault Twingo nera, vista da altri conducenti e ripresa dalle telecamere poste sull’arteria viaria pochi km dopo il luogo dell’impatto. Attraverso il numero di targa si risalì alla società di noleggio proprietaria del mezzo ed all’attuale imputato.

Interrogato dalla P.S. quest’ultimo negò di avere la disponibilità dell’auto il giorno dell’incidente poiché l’aveva ceduta in uso a tale “Gaetan mast è fierr”. Nei giorni successivi, attraverso l’esame “a catena” degli esiti delle telecamere che di volta in volta avevano agganciato la Twingo, si giunse in una stradina di Cardito dove risultò, da altra telecamera privata, che proprio M.G. la aveva lì parcheggiata. Accertamenti svolti sul telefono del ragazzo consentivano di rinvenire la prova definitiva del suo coinvolgimento perché in numerosi messaggi intercorsi con la sua compagna descriveva quanto accaduto e commentava i progressi delle indagini.

Sempre dai messaggi si accertò che anche la sua compagna era a bordo dell’auto al momento dell’investimento e che il giovane aveva prima tentato di far riparare l’autovettura ed al rifiuto del carrozziere si stava attivando per farla sparire. La P.S. procedeva quindi al suo fermo per il pericolo di fuga, determinato sia dal concreto comportamento già tenuto in occasione del sinistro e sia dalla circostanza acquisita, in sede di indagini, della possibilità di riparare all’estero presso alcuni familiari.

Celebrato il processo innanzi il GIP Saladino, l’imputato non venne ritenuto meritevole di alcuna attenuante, proprio per il gravissimo comportamento tenuto dopo l’investimento, e condannato ad anni sei di reclusione e revoca della patente di guida. La Corte di Appello di Napoli, accogliendo i motivi di appello proposti dal difensore Avv. Giuseppe Tuccillo del Foro di Napoli, ha riformato la sentenza, riconoscendo il concorso della vittima nella produzione dell’evento, rideterminando così la pena in 3 anni e 4 mesi di reclusione e sostituendo la sanzione della revoca della patente con la sola sospensione per un periodo uguale alla condanna inflitta.

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