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Visita negata al padre in fin di vita, detenuto napoletano “fermato” a Secondigliano. La denuncia

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“Non hanno permesso ad un detenuto napoletano di recarsi dal padre in fin di vita in seguito ad un incidente”. E’ quanto denunciato da Samuele Ciambriello, garante regionale dei diritti dei detenuti della Campania, ed Emilio Enzo Quintieri, già consigliere nazionale dei Radicali Italiani, che riferiscono del caso di un detenuto campano, C.B., 35 anni, ristretto nel penitenziario di Cosenza.

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L’uomo, dopo aver avuto l’ok dal magistrato di sorveglianza è stato trasferito il 23 ottobre scorso nel carcere di Secondigliano. “Inspiegabilmente – dicono Ciambriello e Quintieri – su ordine del Dap, il detenuto veniva fermato a Secondigliano e non condotto immediatamente al capezzale del padre morente. La traduzione non è stata effettuata né lo stesso giorno né nei giorni successivi, nonostante le numerose sollecitazioni effettuate sia dai familiari che dai difensori. Qualche giorno dopo, mentre stava ancora sperando di essere accompagnato a casa, il suo difensore, evidentemente credendo che fosse già a conoscenza della triste notizia, si è recato in carcere a fargli le condoglianze ma nessuno, sino a quel momento, gli aveva comunicato alcunché. Soltanto dopo il decesso, lunedì 28 ottobre, C.B. ha avuto la possibilità di recarsi al funerale del padre”.

“Stando a quanto riferito al detenuto, ai suoi familiari e ai difensori, l’amministrazione penitenziaria, nei diversi giorni trascorsi presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano, non avrebbe potuto effettuare la traduzione adducendo, come per altri casi analoghi, la mancanza di personale e di mezzi”, chiarisce il garante dei detenuti.

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