Il destino dei bambini che soffrono di disabilità può essere segnato dall’abbandono, al punto che la situazione configuratasi è la seguente: secondo le stime in Italia sarebbero circa 4.000 i bimbi diversamente abili e abbandonati a loro stessi dalle famiglie, a fronte di un totale di 4,5 mln di individui a vivere in condizioni di disabilità. A livello legislativo, il dato dei bambini è particolarmente preoccupante perché nella maggior parte dei casi, in seguito all’abbandono delle famiglie, viene loro negato l’affidamento o l’adozione. La situazione è molto seria, perché spesso i bambini vengono fatti crescere in strutture non adeguate che non riescono ad assicurate le cure di cui necessiterebbero: dai diritti basici fino al loro stato di salute, passando naturalmente per altri fattori come quello affettivo e formativo.
Bimbi con disabilità: l’importanza dell’intervento delle Onlus
In Italia, così come in altri paesi del mondo, sono spesso le Onlus a farsi carico dell’impegno di sostenere e di aiutare i bimbi disabili: sia coloro che versano in queste condizioni di abbandono, sia quelli che possono almeno contare sul supporto delle proprie famiglie. Come è emerso durante un recente convegno tenutosi nella Regione Lazio la problematica dell’abbandono di questi bambini sta piano piano migliorando grazie al duro lavoro di quegli operatori e volontari che si occupano di dare accoglienza ai bambini disabili abbandonati in strutture adibite. Oltre a questo preziosissimo contributo però bisogna menzionare anche quelle associazioni che, invece, si sono specializzate nel trattamento di disabilità specifiche: un esempio di questo è la Lega del Filo d’Oro, la quale offre quotidianamente un aiuto concreto a quei bambini disabili che soffrono di problemi plurisensoriali. I bimbi che appartengono a questa categoria sono fra i più sfortunati e meritevoli di attenzioni. Disabilità come il mutismo, la cecità e la sordità, infatti, richiedono infatti cure e trattamenti davvero complessi e mirati, basati su un percorso tempestivo e ben organizzato.
Intervento psicoeducativo precoce: in cosa consiste?
Nel caso dei bambini che soffrono di disabilità plurisensoriali come la sordocecità, è necessario intervenire subito, sin dai primi mesi di vita: non bisogna però farlo in modo improvviso, o con lo scopo di ottenere tutto e subito. È per questo che si parla di intervento psicoeducativo precoce: una serie di interventi di riabilitazione che vengono adoperati molto presto, ma che richiedono del tempo per poter avere i loro effetti. In pratica, nell’arco dei primi 4 anni gli educatori cominciano ad intervenire per favorire lo sviluppo del bambino: uno sviluppo che sia sensoriale, educativo e motorio, ma anche in termini di personalità e di linguaggio. Inoltre, è in questa lunga fase che si aiuta il bimbo a entrare in contatto con l’aspetto sociale della propria vita, sviluppando anche l’aspetto intellettivo. Naturalmente, la precocità dell’intervento è necessaria per poter comprendere sin da subito quali potrebbero essere i problemi di sviluppo: conoscendoli, è possibile programmare meglio l’intero percorso da seguire.