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Sant’Antimo. Armi, rapina e resistenza: lascia il carcere il figlio del boss ergastolano Stefano Ranucci

Sant'Antimo. Armi, rapina e resistenza: lascia il carcere il figlio del boss ergastolano Stefano Ranucci
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Domenico Ranucci alias Lilli, classe 1988 di Sant’Antimo, figlio del boss ergastolano Stefano Ranucci alias “Chiacchione”, 53enne, attualmente recluso in regime di 41 bis O.P., elemento apicale dell’omonimo clan egemone su quel territorio, è ritornato in libertà.
Stava scontando un cumulo di pene di 8 anni per i reati di porto e detenzione abusiva di arma, tentata rapina aggravata, resistenza a pubblico ufficiale.
Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Presidente Dott.ssa Elena Valente, Magistrato a latere Dott.ssa Filomena Capasso, su istanza degli avvocati Marco Natale e Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, gli ha concesso la detenzione domiciliare presso la sua abitazione a Sant’Antimo, nonostante il parere contrario dei carabinieri della locale Tenenza, che ritenevano il Ranucci affiliato all’omonimo clan. I legali hanno dimostrato invece la mera parentela di Domenico con il padre, Stefano Ranucci, e la sua totale estraneità al contesto criminale associativo. Per il giovane si sono aperte le porte del carcere di Carinola, ove era recluso e dal quale aveva già beneficiato di permesso premio.

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I precedenti

Domenico Ranucci fu arrestato per detenzione abusiva di arma comune da sparo e ricettazione. Denunciato inoltre per detenzione abusiva di munizioni e resistenza a Pubblico Ufficiale.  Era in via Salvatore di Giacomo quando i poliziotti incrociarono un’autovettura che procedeva con le luci di emergenza accese.
Gli agenti invitarono il conducente a fermarsi ma quest’ultimo, dopo aver finto di accostarsi alla carreggiata, scappò improvvisamente. Tuttavia su via Manzoni la piccola autovettura, una Smart, perse il controllo andando ad impattare su un muro. A questo punto gli agenti bloccarono Ranucci dopo che lo stesso cominciò ad inveire ed a scagliarsi contro di loro. Nella Smart gli agenti trovarono una pistola Smith & Wesson con un bossolo risultata rubata. Ranucci era stato condannato per una tentata rapina commessa a Giugliano, della quale si è sempre professato innocente.

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