Home Cronaca Droga al Parco Verde, ‘salvo’ il ras Pasquale Fucito ‘o marziano

Droga al Parco Verde, ‘salvo’ il ras Pasquale Fucito ‘o marziano

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Una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa con accuse che riguardavano l’associazione finalizzata al traffico di droga e la detenzione ai fini di spaccio, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Tutti capi di imputazione culminati nel maxi blitz che, nel maggio dello scorso anno, decapitò i gruppi dediti alla vendita al dettaglio di droga nel Parco Verde di Caivano. Quell’operazione colpì una delle piazze più grandi del vecchio continente, attiva 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Poche centinaia di metri difesi da porte blindate e cancelli montanti per fuggire all’arrivo delle sirene. Le forze dell’ordine individuarono 14 punti in cui veniva venduta la droga ai clienti provenienti da tutta la regione. Documentato anche il flusso di denaro che, complice l’attività senza sosta delle piazze, consentì enormi guadagni agli affiliatati. Alcuni esponenti apicali del clan riuscirono a guadagnare anche 130mila euro al mese. In totale furono 47 le persone finite in carcere con le posizioni di molti indagati aggravate dal metodo mafioso per aver agevolato il clan Sautto-Ciccarelli. Per Pasquale Fucito ‘o marziano i giudici hanno stabilito sentenza di non doversi procedere: i suoi legali, gli abili avvocati Claudio Davino e Rocco Maria Spina, hanno fatto valere il principio del ne bis in idem: in pratica i due legali, essendo già stato giudicato in riferimento allo stesso disegno criminoso, hanno fatto valere tale principio evidenziando l’assorbimento di tutte le precedenti condanne in una. Ottimo risultato anche per la madre di Fucito, Antonietta Ruggiano, che ha fronte di una richiesta iniziale di vent’anni ne ha invece rimediati otto e dieci mesi. La donna, abilmente difesa da Rocco Maria Spina, si è vista inoltre riqualificare il suo ruolo da promotrice dell’organizzazione in mera partecipe.

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Una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa

C’entra, infatti, la camorra nell’organizzazione di un mercato che ha pochi eguali nel resto dell’Europa occidentale ed è il frutto di un sistema ben collaudato che fruttava una quantità impressionante di denaro liquido. In totale erano 14 le piazze di spaccio attive all’interno del Parco Verde. Tutte facenti capo a Nicola Sautto e al suo clan, già colpito da una precedente operazione effettuata nel novembre del 2019, frutto sempre della stessa indagine. Le piazze funzionavano in maniera autonoma ma dovevano chiedere tutte l’autorizzazione a funzionare a Sautto e dovevano versare alle casse del clan una tangente. In alcuni casi si trattava di una percentuale sulle vendite, in altri di una quota fissa di 60mila euro al mese come nel caso di Pasquale Fucito che versava i soldi direttamente a Sautto. Anche l’approvvigionamento della droga doveva avvenire passando per il clan.

I “capi-piazza-imprenditori”

La gestione della piazza era poi demandata ai singoli “capi-piazza-imprenditori” che si assumevano il rischio d’impresa ed erano costretti a pagare il clan anche in caso di perdite o di spese dovute ad arresti. Nell’ordinanza di custodia cautelare è riportato, per esempio, il caso di Antonio Cocci, affiliato del clan Ciccarelli, costretto a pagare la cocaina 36mila euro al chilo. Una spesa diventata un debito maturato con Sautto che è stato costretto a pagare nonostante il suo clan fosse stato decimato dal blitz di fine 2019 e i “carcerati” avevano bisogno di assistenza legale. In ogni caso tutti i contrasti venivano sedati da Nicola Sautto che incontrava i capi-piazza sul lastrico del suo palazzo e mediava come nelle scene dei più diffusi gangster movie. Il suo più importante atto di mediazione è stato quello di far “firmare” la pace tra il clan Ciccarelli e il gruppo di Massimo Gallo. L’accordo era che fuori Caivano, gli uomini di Gallo potessero continuare a spacciare senza mettere piede nella cittadina a nord di Napoli.

 

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