Home Cronaca Francesco Schiavone, la scelta di discontinuità con il passato prima del pentimento

Francesco Schiavone, la scelta di discontinuità con il passato prima del pentimento

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Francesco Schiavone è da qualche ora ufficiamente un collaboratore di giustizia, ma le prima avvisaglie di discontinuità con il passato erano arrivate ben prima del pentimento di Sandokan.

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Tra la malattia e il pentimento, un episodio non passato in secondo piano: la scelta del rito abbreviato nel processo che lo vede imputato per gli omicidi di Luigi e Nicola Diana e Luigi Cantiello. Una scelta mai fatta prima che aveva tracciato la prima linea di discontinuità con il passato.

Francesco Schiavone, la prima mossa di discontinuità prima del pentimento

Come mai il boss dei casalesi aveva cambiato strategia? Come mai non aveva scelto di proclamarsi innocente come sempre fatto finora durante un processo con rito ordinario’ Sono le domande che in tanti si erano peste quando Francesco Schiavone aveva deciso di optare per l’abbreviato. Una risposta può essere trovata nel recentissimo pentimento e sulla volontà di Francesco Schiavone di abbattere quel muro che aveva innalzato per tenersi a distanza da pubblici ministero e giudici, con i quali invece sarà chiamato a collaborare per spiegare omicidi irrisolti e magari quei vecchi legami tra una certa politica e la  camorra di cui ci si interroga da tempo.

La storia criminale di Sandokan

Una carriera iniziata all’età di 18 anni quando fu trovato in possesso di una pistola, proseguita con la scalata al clan dei casalesi da semplice guardaspalle del boss Umberto Ammaturo e culminata con la conquista della leadership della cosca. Poi l’arresto l’11 luglio del 1998 proprio nel posto in cui pensava di essere al sicuro, un bunker nel cuore di Casal di Principe, dove le forze dell’ordine gli strinsero le manette ai polsi. Da lì la condanna nel processo Spartacus e 26 anni ininterrotti di carcere di cui la stragrade maggioranza trascorsa al 41 bis ed infine la malattia (tumore) che ha preceduto la decisione di diventare un collaboratore di giustizia.

 

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