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Giugliano nella morsa del racket, pizzo anche sul Superbonus: “Anche noi dobbiamo campare”

Nemmeno il tempo di uscire dal carcere e già si era messo all'opera Michele Di Nardo, ras del clan Mallardo, non ha perso tempo.
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Nemmeno il tempo di uscire dal carcere e già si era messo all’opera: Michele Di Nardo, ras del clan Mallardo, non ha perso tempo. A metà ottobre del 2021 era uscito dopo 10 anni di reclusione ed appena qualche giorno dopo ha messo in moto la sua ‘batteria’ mettendo a ferro e fuoco Giugliano con le sue richieste estorsive. Nel mirino soprattutto i cantieri edili di Giugliano, passati completamente al setaccio. L’indagine dei carabinieri di Giugliano, guidati dal capitano Andrea Coratza, è stata fulminea. Le richieste oscillavano a seconda della grandezza del cantiere: dai 10mila ai 20mila euro, sia al centro che in fascia costiera.

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I destinatari dei provvedimenti eseguiti dai carabinieri sono Ciro Agalbato, 28 anni; Davide Barbato, 55 anni; Oreste Comite, 65 anni; Salvatore D’Alterio, 54 anni; Michele Di Nardo, 43 anni; Vincenzo La Pignola, 47 anni; Carmine Maione, 38 anni; Antonio Mallardo, 34 anni; Antonio Seguino, 62 anni. gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, consumata o tentata, detenzione e porto illegale di armi comuni di sparo, aggravati dalle finalità e modalità mafiose.

Il metodo degli estorsori

“Embè a noi non devi dare niente?”. “Noi siamo i compagni di Giugliano, pure noi abbiamo figli come li tenete voi. Ci dovete fare un regalo, anche noi dobbiamo campare”. “Dite al masto che prima di iniziare i lavori deve passare per Giugliano”

Queste, più o meno, le frasi utilizzate dai vari affiliati verso le vittime. Qualcuno veniva minacciato in loco, altri venivano prelevati e portati direttamente dal ‘masto’ per l’imbasciata.

Per esempio a fine ottobre pretesero 20mila euro ad un noto imprenditore edile per 4 cantieri. La vittima fu portata nel cortile di un’abitazione nel quartiere di Sant’Anna e qui minacciato. Nel mirino anche commercianti e altri imprenditori. Ad una vittima furono chiesti 3000 euro come acconto per una richiesta totale di 10mila euro come estorsione per i lavori di costruzione di un distributore di carburante con annesso bar ed officina meccanica che aveva in corso sul terreno in via Domiziana. Nel mirino del racket anche un noto bar, ristorante, hotel a lago Patria, costretto a versare 700 euro.

Agli estorsori dei Mallardo non poteva non far gola anche il business del Superbonus 110%, grazie al quale sono stati aperti diversi cantieri in città. Da imprenditore che stava ristrutturando un palazzo grazie al superbonus si fecero consegnare 1500 euro. Stesso ‘prezzo’ chiesero al titolare di una concessionaria d’auto sulla fascia costiera.

 

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