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Carcere confermato per Giuseppe Granata, il giuglianese legato ai Casalesi resta in cella

Carcere confermato per Giuseppe Granata, il giuglianese legato ai Casalesi resta in cella
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Ordinanza in carcere confermata per Giuseppe Granata, giuglianese accusato di far parte della fazione dei Casalesi, coinvolto nel blitz dello scorso novembre. Anche il tribunale del Riesame ha confermato i gravi indizi a suo carico. Granata è accusato di far parte della fazione Schiavone-Russo. Granata, come si evince dalle carte, è passato dal gruppo Sestile, legato a Zagaria al gruppo Schiavone.

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Della Corte anche per rapporti pregressi, rappresentava il trait d’union tra le varie fazioni occupandosi soprattutto della omogeneizzazione delle attività e degli obiettivi del gruppo Bidognetti, attraverso una interlocuzione diretta con un nome storico di questa fazione, cioè, Giosué Fioretto, detto “o zio” e/o “papà”. Ma Della Corte ha guardato anche verso Giugliano, dove aveva operato e forse opera ancora un’alleanza storica tra la summenzionata citata area criminale di Bidognetti e il clan Mallardo, garantita da figure come quella di Giuseppe Granata che di Della Corte è stato interlocutore diretto e privilegiato in quanto particolarmente capace di procurarsi e di utilizzare l’esplosivo, servito poi agli attentati intimidatori nei confronti di imprenditori e commercianti.

A capo del gruppo Schiavone, secondo gli inquirenti, ci sarebbe Giovanni Della Corte che si sarebbe avvalso della collaborazione di Franco Bianco, Salvatore De Falco, Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Di Tella e Giuseppe Granata, quest’ultimo affiliato in precedenza alla fazione Zagaria guidata da Sestile. E proprio con il gruppo di Sestile che quello di Della Corte entra in rotta di collisione.

Dunque Giuseppe Granata, dopo una pregressa vicinanza alla fazione Zagaria ed al gruppo Schiavone diretto da Salvatore Sestile, entrava nel gruppo Della Corte a partire dal febbraio 2020, coadiuvando continuativamenie il capoclan nella pianificazione delle attività estorsive anche attraverso la progettazione di attentati con esplosivi, consegnando altresì i proventi illeciti di tali estorsioni. Inoltre, rivelava a Della Corte la presenza di telecamere di sorveglianza poste presso la sua abitazione e l’esercizio commerciale della moglie, con ciò vanificando per diverso tempo le indagini sui quotidiani incontri tra gli appartenenti al sodalizio criminale.

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