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“Ho avuto molta paura ma vado avanti”. Parla Daniela, la psichiatra minacciata con la pistola a Secondigliano

"Ho avuto molta paura ma vado avanti". Parla Daniela, la psichiatra minacciata con la pistola a Secondigliano
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La paura iniziale di poter essere raggiunta da un colpo d’arma da fuoco, prima di scoprire che la pistola impugnata da un suo paziente fosse fortunatamente una scacciacani. Il sangue freddo degli infermieri presenti che hanno reagito facendo fronte comune. La professionalità ancora una volta dimostrata volte a tutela una persona che gliel’aveva giurata accompagnandola in ospedale su un’ambulanza dove l’uomo ha continuato con un comportamento a dir poco increscioso, masturbandosi. La voglia di andare avanti nonostante l’amarezza. Daniela Sorrentinopsichiatra di 50 anni che dal 2004 in servizio presso il Centro di Salute Mentale di via della Ferrovia di Secondigliano, che rientra nel distretto 30 dell’Asl Napoli 1 Centro, ha vissuto un martedì sera davvero intenso. Il sentimento di spavento si mischia alla volontà di portare avanti la sua missione in un territorio complicato, nonostante tutto.

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La professionista, insieme ad altri infermieri, è stata minacciata con una pistola a salve da un uomo del territorio sulla quarantina, paziente da qualche tempo della struttura di Secondigliano, con alle spalle 16 anni di carcere per vari reati, una dipendenza da sostanze e con un’acclarata patologia che lo allontana dalla costruzione di rapporti umani.

Il racconto della psichiatra

A InterNapoli.it la dottoressa Sorrentino racconta quanto vissuto nella serata di ieri. «Verso le 19.30 di martedì quest’uomo, in cura presso la nostra struttura da alcuni anni, si è presentato al centro con una pistola il cui caricatore però non era ancora inserito. Prima l’ha messa sul tavolo, Poco dopo l’ha caricata e ha puntato alla gamba di uno dei 4 infermieri presenti in quel momento con me, esplodendo un colpo». Sembrava il preludio a una possibile tragedia, ma per fortuna oltre lo spavento la situazione – seppur grave – è apparsa meno seria del previsto.

La psichiatra aggiunge: «Siamo fuggiti in un’altra stanza per ripararci, terrorizzati. Quando l’infermiere raggiunto da un proiettile alla gamba si è accorto che l’arma utilizzata era una scacciacani ha raggiunto il paziente disarmandolo. L’uomo è stato bloccato grazie anche all’intervento della polizia che ho allertato visto che ero al telefono con la caposala». A fermare definitivamente il paziente, gli agenti del vicino Commissariato di Polizia di Secondigliano diretto dal vice questore aggiunto Raffaele Esposito.

Non è tutto, il martedì movimentato a Secondigliano è proseguito. «Abbiamo accompagnato verso l’Ospedale del Mare il paziente. Sull’ambulanza, non contento di quanto aveva prima, si è masturbato dinanzi a me. Solo quando siamo arrivati a destinazione io mi sono sentita tranquilla perchè all’Ospedale del Mare c’erano le forze dell’ordine, altri medici e quelli destinati alla cura di pazienti psichiatrici».

L’uomo, con numerosi precedenti, si trova ora in osservazione presso il reparto psichiatrico dell’Ospedale San Giovanni Bosco.

L’amarezza per l’accaduto e la voglia di proseguire nonostante la paura

Come detto l’uomo ha un comportamento antisociale con abuso di sostanze e per questo era in cura al centro di salute mentale di Secondigliano. La psichiatra Daniela Sorrentino fa un’altra rivelazione. «Ho appreso che la sera prima, lunedì, quest’individuo aveva parlato alla struttura con gli altri presenti dicendo, in mia assenza, che mi avrebbe ucciso. L’ha promesso e lo stava facendo. Ma la vicenda non ha nulla a che a fare con la sua patologia, è stato un atto delinquenziale e violento premeditato. E qui si possono fare riflessioni rispetto alle tutele che forze dell’ordine e magistratura dovrebbero sempre più garantire a tutela del nostro lavoro».

La Psichiatra poi chiosa: «Questa mattina sono tornata comunque al lavoro, nonostante lo spavento. Anche gli infermieri che erano con me sono decisi a farlo. Si è trattata di un’Odissea ma sono decisa ad andare avanti anche nel rispetto dei miei tre figli e della professione. Devo ringraziare l’Asl Napoli 1 Centro e il Dipartimento di Salute Mentale nella persona della dottoressa Luisa Russo per la vicinanza».

L’appello della dottoressa Russo

Sempre al nostro sito Luisa Russo, la direttrice del Reparto di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1 Centro non nasconde l’amarezza. «Noi possiamo prendere in cura pazienti con fragilità psichiatriche sino a un certo punto. Ma se accadono episodi del genere, con protagoniste persone che hanno atteggiamenti che niente hanno a che fare con la cura delle fragilità mentali, allora la faccenda si sposta su un piano diverso. Le forze dell’ordine e la magistratura devono mostrare più vicinanza nell’applicare le leggi rispetto alla socio-patia. Ricordate quanto successo a Pisa con l’omicidio di Barbara Capovani, la 55enne psichiatra aggredita da un ex paziente?».

La dottoressa Russo ribadisce: «Siamo spaventati, abbiamo in cura centinaia di pazienti psichiatrici ma qui è diverso, si tratta di un atto delinquenziale gravissimo. Le autorità giudiziarie e di polizia ci supportino».

L’appello dell’Ordine degli Psicologi

Sulla vicenda è intervenuto anche Armando Cozzuto  presidente dell’Ordine degli Psicologi Regione della Campania. «A meno di un mese dalla morte di Barbara Capovani, ci troviamo a commentare l’ennesimo e inaccettabile caso di aggressione ai danni del personale sanitario. Non bastano le fiaccolate o altre pur lodevoli iniziative, tese a sensibilizzare cittadinanza e istituzioni. Occorrono, invece, interventi strutturali per garantire la sicurezza dei tantissimi professionisti sanitari, tra cui gli psicologi, che ogni giorno sono in prima linea». Cozzuto aggiunge: «Ieri a Napoli si è sfiorata una nuova tragediaIl nostro auspicio è che si prenda finalmente consapevolezza dei rischi ai quali è quotidianamente sottoposto il personale sanitario e si intervenga in maniera decisa, soprattutto sul piano della prevenzione, ma anche usando realmente i dispositivi normativi esistenti e comprendendo come renderli concretamente applicabili. Va inoltre rimarcato che i servizi di salute mentale, così come i Serd e i consultori, solo per fare alcuni esempi, sono spesso esposti a episodi di violenza, minacce o aggressioni verbali e fisiche, anche perché le richieste dei pazienti hanno a che fare non solo con il risvolto assistenziale, ma anche con quello socioassistenziale, sul quale gli operatori sanitari non hanno strumenti adeguati per fornire risposte soddisfacenti».

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