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Il parroco di Pomigliano d’Arco assolve i Di Maio, Don Antonio parla dopo le accuse di lavoro nero

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”Sono convinto della buona fede di Antonio. E’ sereno, e non credo abbia davvero fatto quello di cui lo accusano”. Una visita anticipata quella di don Peppino Gambardella, che oggi aveva annunciato di voler portare nei prossimi giorni la propria vicinanza spirituale ad Antonio e Paolina, papà e mamma del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Il parroco si è recato nell’abitazione della famiglia del vicepremier senza farsi notare dai cronisti presenti, ed una volta fuori ha raccontato all’Ansa il ”clima di serenità” che ha riscontrato in casa.
”Ho deciso di anticiparmi – spiega il parroco – per poter stare vicino ai miei parrocchiani in questo momento difficile.
Ed ho capito di non essermi sbagliato. Antonio, secondo la mia impressione, ha agito in buona fede, pressato dai tanti senza lavoro, e facendo lavorare per poco tempo anche chi ora lo accusa. Secondo me si tratta di tempi brevi, non di mesi o anni, e sono convinto che Antonio ha agito in piena buona fede”.

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Le Iene smascherano ancora papà Di Maio, altri tre lavoratori in nero

Non ci sarebbe solo il caso di Salvatore Pizzo che ha lavorato in nero per la ditta di famiglia del ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio, capo politico dell’M5S.

E’ quanto emerge da un’anticipazione del nuovo servizio de Le Iene andata in onda in serata. “Mentre Di Maio, come promesso, ha verificato, confermando così la storia di Salvatore, sono spuntati altre tre persone impiegate al nero nell’azienda. Mimmo per tre anni, Giovanni per otto mesi e un altro” lavoratore di cui gli autori dell’inchiesta parleranno nel servizio completo questa sera.

I tre nuovi lavoratori – spiegano Le Iene – sarebbero stati impiegati in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, prima cioè che nel 2012 Luigi Di Maio entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda. L’azienda edile che da trent’anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita poi nell’Ardima srl, di proprietà dal 2012 al 50% del ministro e della sorella Rosalba.

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