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mercoledì, Giugno 26, 2024
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“Il vero Made in Italy va tutelato”, l’appello dell’influencer ed imprenditrice Sara Nadia Mauriello

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“Qualche mese fa ho registrato il mio marchio a livello internazionale ma ho paura.Il Made in italy diventa sempre più complesso e rischioso. Il web ogni giorno ci bombarda di notizie mostrando come anche i colossi del mondo della moda vengano continuamente attaccati per il loro operato, come Armani e il suo scandalo, oppure Dior per la manifattura”. A parlare è Sara Nadia Mauriello, giovane ed affermata influencer ed imprenditrice. “Noi sognatori che crediamo nelle nostre idee, ci troviamo in difficoltà, a combattere tra testa e cuore, con tanta paura di investire.
“Molti non lo sanno, ma dietro ad un prodotto Made in Italy c’è tanto lavoro! Si inizia con un’idea dello stilista, si fa un figurino a matita, poi quello digitale, si sviluppa un cartamodello rigorosamente esclusivo, possibilmente brevettato, poi si sceglie il materiale, il tessuto, le etichette, bottoni e insert se servono, si testa la qualità, la vendibilità dell’idea e insomma, superati tutta una serie di test, si pensa ad un packaging per la vendita online, oppure fare una grossa produzione propria, così da posizionarla in più sedi e punti vendita. Quindi, se i colossi sono in crisi, cosa succede ai brand emergenti? Bella domanda!
Sicuramente non è possibile commettere errori o abbassare la guardia. Bisogna proporre un prodotto esclusivo rigorosamente di qualità, nulla a che fare con SHEIN ed altre catene che ormai, con il loro pronto moda stanno distruggendo ogni aspettativa creativa dello stilista stesso. Come ogni idea di successo, c’è bisogno di tempo per creare ed elaborare, questo passaggio viene violentato ogni giorno da persone che creano e mettono in vendita un prodotto scadente in meno di 24 ore.

Ci sono tre persone che seguo da moltissimo tempo, Michela Scotto e Sara hey foo ed Ida Galati, le loro rubriche sui vari social sono interessanti e parlano di tantissimi argomenti come il Fast Fashion ed il vero Made in Italy. Ormai loro per me sono fonte di ispirazione, due ragazze intraprendenti che si impegnano e cercano ogni giorno di comunicare e dare consigli a tutti gli aspiranti stilisti e imprenditori. Riguardo a me, non so se mi devo definire un “aspirante” dal momento che gestisco già alcuni brand, e ne conosco le difficoltà. Ritengo di essere una persona stravagante, sicuramente estrosa a tendente al rischio.

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Mi piace viaggiare sempre un po’ sopra le righe e odio la banalità. Per questo motivo riconosco che il mio concetto di moda potrebbe essere un po’ ‘’troppo’’ per cui devo affidarmi alla famosissima giusta misura che possa raccogliere una buona fetta di mercato pur restando fedele a me stessa. Non mancheranno certamente capi esclusivi e atipici.
Ed è per questo che si incrociano le dita e si spera che le persone capiscono che in un prodotto dal valore di 3€ è contenuto venti volte in più la quantità di piombo, pfas e ftalati. Fast fashion sta per «moda rapida e a basso costo». Ma quanto basso? Quando una T-shirt viene venduta a 3 euro e un abito a 7 euro. Shein sfrutta un sistema di algoritmi e analisi dati che rileva le tendenze in evoluzione in tempo reale, riuscendo così a produrre nuovi modelli in appena dieci giorni. Un ritmo impareggiabile, Il sito arriva a caricare fino a 6000 nuovi prodotti al giorno, e contestualmente riceve regolari denunce di plagio sia da designer emergenti che da case di moda consolidate per non parlare dello sfruttamento, i lavoratori sono costretti a turni di lavoro di 17 ore al giorno, con un solo giorno libero al mese, e condizioni igienico/sanitarie disumane. Devono produrre 500 capi al giorno e la paga è di 4 centesimi a capo.

Sia chiaro: Shein solo l’ultima della lista e non la sola responsabile di tutto questo, ma sicuramente è quella che fa più rumore nel 21esimo secolo. 

Alla luce di tutto ciò ho deciso di prendermi un po’ di tempo per studiare nei minimi dettagli quello che sarà il mio prodotto finale, con l’intenzione di proporre alla clientela un capo unico, dotato di grande qualità, prodotto manualmente da aziende italiane, promuovendo il Made in Italy e preferendo sempre un buon tessuto pagandone il giusto prezzo piuttosto che un prodotto scadente ed immensamente economico assumendosi la responsabilità di danni irreversibili al nostro pianeta e a chi lo popola. La moda è una scelta consapevole. Acquistare dei capi è una scelta consapevole. Mi auguro che questo flusso di informazioni arrivi sempre più forte affinché si possano limitare i danni il più possibile. Noi imprenditori che crediamo ancora in questo valore sono certa che faremo la nostra parte concretamente!”

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