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“In 10 contro di me”, il racconto del pestaggio nella palestra a Marano per una relazione ‘sbagliata’

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Minacciato, picchiato, costretto a sborsare dei soldi e poi ad andare via da Marano per aver intrapreso una relazione con la donna sbagliata. Stamattina i carabinieri di Marano hanno fatto luce su un pestaggio avvenuto in una palestra. Segli gli indagati: quattro sono finti in carcere e due agli arresti domiciliari. I carabinieri hanno fatto luce sul pestaggio di un cittadino albanese, avvenuto due anni fa all’interno di una palestra. Gli indagati sono contigui al clan Orlando, da anni egemone sul territorio cittadino e nei comuni di Quarto e Calvizzano. I fatti risalgono al febbraio 2018, quando la vittima, accusata dal clan di aver picchiato la ex compagna, poi divenuta la donna di uno di “loro”, venne invitato con un escamotage all’interno di una palestra di Marano, di proprietà di uno degli indagati, dove ad attenderlo erano presenti tutti gli arrestati, i quali senza dargli possibilità di replica, lo aggredirono brutalmente con calci e pugni, intimandogli di andare via da Marano.

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Il pestaggio nella palestra

Non potendo denunciare il pestaggio, per paura di ulteriori ritorsioni, al fine di riacquistare la propria serenità e quello dei propri cari, fu costretto a versare un compenso in denaro, “un regalo”, alla criminalità organizzata locale. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli, concordando con le risultanze prodotte dal Pubblico Ministero, ha disposto la custodia in carcere per 4 indagati, mentre 2 saranno sottoposti agli arresti domiciliari. In manette sono finiti, nella serata di ieri, Carlo Gaetano Orlando (arresti domiciliari), Kamel Rahmani, un tunisino ritenuto il picchiatore del clan Orlando e titolare della palestra dove si sarebbero svolti i fatti, e Ciro Marra (arresti domiciliari), meglio noto come Biscotto. Marra, Baiano e Orlando sono difesi dall’avvocato Luca Gili. I sei indagati sono accusati (a vario titolo e con l’aggravante del metodo mafioso) di lesioni, violenza privata ed estorsione. ll tunisino Kamel Rahmani, di recente, era stato sottoposto alla misura del divieto di dimora anche nell’ambito di un’inchiesta sull’immigrazione clandestina che vede coinvolti anche alcuni dipendenti comunali.

Il racconto del pestaggio

La vittima ha raccontato in un interrogatorio il pestaggio subito. “Un paio di giorni prima di San Valentino, la sera dopo che .. era andata fuori al bar, Kamel mí chiamò e mi chiese se avevo picchiato Elena ed io gli risposi di no e poi mi disse che l’indomani dovevo raggiungerlo fuori alla sua palestra perché mi doveva fare un imbasciata. Non ho mai pensato che si potesse trattare di una trappola o che Kamel mi volesse picchiare o far picchiato da altri altrimenti non ci sarei mai andato. Sono andato in palestra anche perché avevo la coscienza pulita e sapevo di non aver picchiato … ..L’indomani sono andato in palestra e mi è sembrato strano che non c’era nessuno poiché in palestra di Kamel è sempre pieno di gente fino alle dieci di sera. Ad aprirmi la porta venne proprio Kamel e poco dopo vidi scendere dal piano di sopra una decina di persone. Poi ho ricevuto un pugno in faccia e da quel momento non ho capito più nulla e sono stato aggredito brutalmente, ho chiesto le ragioni dell’aggressione, ma loro continuavano a picchiarmi dicendomi che se non andavo via da Marano mi avrebbero sparato. Alla fine dell’aggressione Kamel mi disse di non andare a denunciare e che se andavo in ospedale dovevo riferire che avevo fatto un incidente con il motorino.

Successivamente, un giorno venne a casa di mia mia e Kamel disse che per state tranquillo, libero e circolare liberamente a Marano avrei dovuto pagare 525 euro da consegnare a lui che a sua volta doveva fare un regalo, in particolare un orologio, così mi disse Kamel ad una persona di cui non so il nome. Poi i soldi li ha anticipati mio zio e Kamel è andato a ritirarli sul pasto di lavoro di mio zio. Dopo circa una settimana Kamel è venuto a casa di mia zia e mi disse vieni con me e andiamo da Celestino e Facci Facci alla mia palestra e giunti innanzi alla palestra, Kamel disse a Celestino e Facci Facci “Tutto apposto” e Cekstino disse “si si tutto apposto” facendomi intendere che potevo ritornare a circolare liberamente per Marano di Napoli. Da quel momento non ho né incontrato questi soggetti né avuto più problemi, ma solo dopo 5-6 mesi, per caso, mentre tornavo da Roma, in una pompa di benzina di Marano incontrai … con l’attuale compagno il quale mi minacciò di andare via da Marano altrimenti mi avrebbe sparato. Abbiamo avuto un litigio e ci siamo anche picchiati Poi mio zio mi prese e mi porta via a casa. Dopo questa volta non ho più riavuto minacce anche perché 1.011.0 a Roma e tornavo a Marano solo la domenica”.

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