Home Cronaca Incontri segreti tra camorristi e mafiosi, il boss doveva evitare la faida

Incontri segreti tra camorristi e mafiosi, il boss doveva evitare la faida

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Blitz dei carabinieri del Ros tra le province di Roma e Catania contro presunti appartenenti al clan Fragalà: arresti e perquisizioni sono scattati nei confronti di numerosi soggetti ritenuti responsabili di intimidazioni a commercianti e imprenditori, estorsioni, minacce e attentati nell’area a sud della Capitale tra Ardea, Pomezia e Torvajanica.

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Dalle indagini, nel corso delle quali è stato sventato un sequestro di persona con la liberazione dell’ostaggio e l’arresto di 8 sequestratori, è inoltre emerso che i presunti appartenenti al clan gestivano il traffico di cocaina, marijuana e hashish dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi campani e siciliani. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno sequestrato anche un documento manoscritto di affiliazione mafiosa.

IL RITO DI AFFILIAZIONE

IL PATTO TRA CAMORRA E MAFIA

Secondo gli inquirenti la figura centrale è Francesco D’Agati. “U’ zio Ciccio, reggente di Palermo, è quello che rappresenta la mafia qua a Roma” queste le parole dell’affiliato Gaetano Mirabelli. “A Milano non si muoveva una foglia senza il nostro volere: i calabresi lo sai come si inchinavano? Erano sottomessi a noi! I calabresi non dovevano parlare”. Conversazione è avvenuta il 1 luglio 2015, nei minuti precedenti a uno dei incontri di mafia che si stavano svolgendo a cavallo fra i quartieri Tuscolano e Casilino a Roma, e ai quale avrebbero partecipato Vincenzo e Angelo Senese, reggenti dell’omonimo clan dei Casalesi rispettivamente padre e fratello di Michele “O pazzo”.
La necessità di incontrarsi nasce per “non rompere gli equilibri” a causa di litigio fra i Fragalà, capo dell’omonima famiglia di origini catanesi che teneva in scacco l’area, e Mirko Calì, commerciante che era protetto dai Senese: tutto finito in una serie di ritorsioni fra minacce, pestaggi e sparatorie.
La faida che stava per nascere rischiava di rovinare i piani di U’ zio Ciccio, che si è subito speso per provare a rimettere pace. “Sono una persona anziana che è stata chiamata per stabilire torto e ragioni. Sono il custode di tutti”, affermava D’Agati. Gli incontri fra i Fragalà e i Senese, mediato da D’Agati, si sono svolti fra il 30 giugno e l’8 luglio 2015 in gran parte nella sede della Cooperativa Giano. L’ultimo, fra Vincenzo Senese e Francesco D’Agati “in occasione della controversia relativa all’imprenditore Ciro Magazzino si conclude con la consumazione condivisa di prelibati cannoli”

 

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