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Da Napoli e Reggio Emilia nel segno del rap, Valentino Pelliccio si racconta

Da Napoli e Reggio Emilia nel segno del rap, Valentino Pelliccio si racconta
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Si chiama Valentino Cosimo Pelliccio, ha 28 anni ed una passione immensa verso il rap. Sin da quando era piccolo, ha studiato piano e l’ha suonato per dieci anni. Ma è solo l’inizio, perché poco dopo avrebbe iniziato a comporre brani e sorprendere con i suoi testi e la sua voce. Ad InterNapoli.it, Valentino ha raccontato la sua storia: dall’amore per la musica, passando per il suo percorso all’università e lavorativo, finendo poi sulla composizione di brani tra le strade di Napoli. Uno ‘scugnizzo’ che ha sempre dato priorità a lavoro, passione e rapporti.

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Chi è Valentino Pelliccia

Ho 28 anni, sono nato a Napoli e la mia vita si è divisa tra i Quartieri Spagnoli e Marianella. Sono uno studente di ingegneria, lavoro alle Poste Italiane. Vivo in provincia di Reggio Emilia, ma ogni volta che scendo e arrivo a Napoli ogni scusa è buona per passare del tempo con mio nonno. La passione della musica l’ho avuta da bambino: mio padre, dopo quache giorno dalla mia nascita, aveva comprato una pianola per me. E non a caso, l’ho studiata e suonata per 10 anni. Quando era 12enne avevo vinto un concorso per far parte dell’orchestra regionale della Campnia, che come fine ultimo riservava l’ingresso in conservatorio, ma non mi sono sentito proprio a mio agio in quell’ambiente. Se io venivo dalla periferie, gli altri ‘figli di papà’ non erano come me. I rapporti non sono mai decollati, ed io ho deciso di andarmene“.

L’approccio con la musica

“Al rap invece mi sono avvicinato quando ho iniziato a frequentare Marianella. Ripeto: a scuola andavo a Napoli, ma ogni occasione era quella giusta per andare dai miei nonni. Sono cresciuto con loro “. Poi si continua a parlare di musica: “Nel parchetto del quartiere c’erano dei ragazzi, tutti più grandi di me. Io ricordo che ero diverso: obeso, molto timido e questo l’ho sempre portato dentro. Infatti, i miei genitori, hanno scoperto che scrivo canzoni solo qualche mese fa”.

Sul primo pezzo

Ricordo che ero a piazza Bellini con i miei amici ed avevamo bevuto. Poi, per scherzare, decidiamo di fare un freestyle. Io non l’ho mai fatto, ma mi sono sempre allenato e scrivevo da un po’. Dopo aver finito la mia ‘esibizione’, gli altri mi dicono di continuare su questa strada”. Poi, la nascita del primo brano, ‘Curriculum vitae‘: “Stavo seguendo un corso di economia, quando entra un collega del professore che ci ha dato delle dritte su come affrontare un colloquio di lavoro. E da lì, ho pensato di fare un testo rispondendo alle domande del colloquio come se servissero ad entrare nella scena rap”. In realtà, spiega Vale, si trattava ‘praticamente’ di una perculata: “Ho sempre pensato che durante un colloquio devi sempre venderti, ed io mi sono venduto con le rime“. Nel testo, spiega che “Non ho voluto parlare di soldi né marche a caso, se non un paio di volte per rendere credibile il brano”.

Mia madre ha ascoltato il mio prezzo in live. Quando gliel’ho cantato, mia madre mi ha chiesto se fosse veramente io. Non sentivo pressione perché, a 28 anni, credo che ho raggiunto la giusta maturità per mostrargli cosa posso e cosa so fare”. Sulla reazione del padre, invece: “Lui mi ha spronato, voleva che continuassi e frequentare uno studio. A quel punto gli ho detto che in realtà stavo già lavorando su questa mia passione, insieme anche ad alcuni amici“. “Mia sorella, invece, si è commossa quando mi ha ascoltato per la prima volta. Non credeva ai suoi occhi, tant’è che quando le dicevo che facevo rap scoppiava a ridere. La sua espressione non la dimenticherà mai“.

 

Gli inizi ed il futuro

“Il progetto inizialmente l’avevamo messo in piedi in 2 o 3. Quando abbiamo iniziato con lo studio, invece, ne eravamo 10 o 11. C’è un mio amico, Andrea Giordano, che già faceva freestyle e mi ha indirizzato prima della prima pubblicazione del primo brano. I miei amici, infatti, hanno un ruolo importantissimo con il mio approccio col rap”.

“Se un giorno dovessi ritenermi pronto, allora sì. Mentirei e sarei ipocriti se ti dicessi che non mi piacerebbe sfondare nel rap e, infatti continuerò sempre. Ma non pretendo troppo, io lo faccio per passione e se succederà, allora sarò felicissimo. Sono scettico e mi sono sempre fidato sempre poco delle persone, quindi sicuramente non mi affiderei al primo manager di passaggio“.

Sul secondo brano

“Il mio secondo pezzo, ‘Pietre’,  l’ho iniziato a scrivere otto anni fa, quando stavo attraversando un brutto momento. E l’ho ripreso solo 5 mesi fa: per comporlo ci ho messo otto anni. I miei amici mi hanno appoggiato e, con caparbia, ho deciso di portarlo a termine e pubblicarlo”.

Il momento più emozionante

Una scena che non dimenticherò mai è la prima volta in studio. Inizio a cantare il brano con gli occhi chiusi, visto che ricordo il testo a memoria. Poi, quando torno ad aprirli, noto tutti sorpresi e stupefatti: è stata una sensazione unica. Certo, apprezzavo gli elogi dei miei amici… ma notare altre persone che si complimentavano mi ha reso felice“.

“Non ho mai avuto difficoltà a conciliare le due cose. Dall’inizio della pandemia, poi, ho avuto tanto tempo da investire su me stesso. Questo percorso non mi ha messo nessun peso addosso, anzi. Ho vissuto momenti di felicità, ho riso e soprattutto mi ha tenuto sempre legato con i miei amici. Ringrazio Antonio Esposito, Simone Serafini e per le grafiche Francesco Trimarco e Marco Florio“.

 

 

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