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“Là deve passare tutto in mano a noi”, il ras Mauriello voleva scalzare i Cacciapuoti

"Là deve passare tutto in mano a noi", il ras Mauriello voleva scalzare i Cacciapuoti
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Due capi, un clan. Questa era l’organizzazione decisa dal boss Mimì Ferrara e da suo cognato Luigi Cacciaupuoti, il primo era maggiormente attento agli aspetti imprenditoriali mentre il secondo guidava l’ala militare. Nel 2017 questo assetto sarebbe stato messo in discussione dal ras Giovanni Mauriello, cugino di Mimì Ferrara, che avrebbe contestato la gestione dell’allora reggente Luigi Cacciapuoti, detto Gigginiello.

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Dalle carte dell’ultima dall’inchiesta della Procura di Napoli sarebbe emerso un contrasto tra le due fazioni del clan: in quel periodo Mauriello, detto Giannino, sarebbe stato insoddisfatto della gestione della cassa e delle delle mesate degli affiliati. In quel clima di scontento il gruppo di Giannino avrebbe chiesto di gestire autonomamente l’attività estorsiva a Villaricca 2.

Di fatto il cugino di Ferrara avrebbe messo in discussione lo storico assetto organizzativo del clan, poiché il racket sarebbe sempre stato gestito dai Cacciapuoti. Comunque il gruppo Mauriello non voleva contrapporsi al clan, ma avrebbe chiesto una riassegnazione dei compiti.

LE TENSIONI NEL CLAN E LE RIUNIONI

Da quella contestazione agli affari sarebbero nate delle tensioni, però, rientrate grazie alla mediazione dei ras Giuseppe Maglione, detto Cuonc Cuonc, e Francolone Ferrara. Entrambi decisero di attendere la scarcerazione del boss Mimì Ferrara per una decisione definitiva sulle pretese autonomiste di Mauriello.

Comunque quei summit sarebbero serviti a Giannino per far emergere le intenzioni del suo gruppo: gestione delle estorsioni a tappeto contro gli imprenditori e commercianti di Villaricca 2. L’accordo avrebbe poggiato sull’impegno che i soldi sarebbero finiti, una volta trattenute le mensilità degli esponenti del gruppo Mauriello, nelle casse del clan al fine di assicurare le mesate degli affiliati e per mantenere le famiglie dei carcerati.

Secondo i magistrati le intercettazioni avrebbero documentato che il gruppo Mauriello, a seguito delle riunioni, avrebbe ricevuto l’autorizzazione dai reggenti Francolone e Gigginiello ad agire in tal senso.

“TUTTO IN MANO A NOI”

Il 21 marzo 2017 vennero intercettati il ras Giannino, Giuseppe Mauriello e un’altra indagata: in casa i tre avrebbero discusso delle estorsioni da condurre a Villaricca 2. Dunque Giovani Mauriello avrebbe detto di aver parlato con Ferrara della nuova situazione e di averne ricevuto l’assenso e che avrebbe incontrato nuovamente Gigginiello Cacciapuoti.

Giovanni Mauriello: …incomprensibile…Mettiamoci in modo che…incomprensibile…vado a fare due appuntamenti con “Gigginiello” e con quell’altro. 

Giuseppe Mauriello: I due appuntamenti? Perché non hai fatto gli appuntamenti? Te l’ho pure detto, fai l’appuntamento con Luigi. 

Giovanni Mauriello: Ehm.. l’ho fatta.. domani alle undici.. alle undici ho l’appuntamento con lui. 

Giuseppe Mauriello: E…è..

Giovanni Mauriello: ..incomprensibile...Devo vedere pure questo “fatto”, …  incomprensibile…l’appuntamento poi…incomprensibile…

Giuseppe Mauriello: Mannaggia… perché?

Giovanni Mauriello: …incomprensibile…Parlo con “Gigginiello” quello quando ci sono tutti e due fanno uno con l’altro a chi è più grande, 

Giuseppe Mauriello: No Giannino, stammi a sentire a me. 

Giovanni Mauriello: Ho parlato con “il rosso “, ha detto hai fatto bene. 

Giuseppe Mauriello: Ahm…

Giovanni Mauriello: Dissi “o’ russ” dissi, Francolone..dissi, là deve passare tutto in mano a noi.

 

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