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La scia di sangue della camorra tra Napoli e provincia. GLI OMICIDI DEL 2018

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Un vero e proprio bollettino di guerra, come la Beirut degli anni Ottanta o la Raqqa degli ultimi tempi. E invece è l’elenco dei morti ammazzati a Napoli in questo 2018 che sarà ricordato come l’ennesimo anno di sangue. Le faide tra i clan per il controllo del territorio si moltiplicano e anche se il dato è in miglioramento rispetto agli altri anni resta il fatto che i clan, tra Napoli e provincia, continuano a mietere vittime, continuano a infangare la nostra terra con il loro puzzo di morte e terrore.

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GENNAIO

L’anno si apre con l’omicidio di Annamaria Palmieri, la ‘Nino D’Angelo’ del Bronx di San Giovanni a Teduccio. La 54enne viene uccisa come un boss il 23 gennaio in via Alveo Principale, tra le palazzine considerate roccaforte del clan Formicola.  Proprio la vicinanza agli affiliati del gruppo del Bronx potrebbe essere la ‘causa’ della morte della donna indicata come ‘particolarmente vicina’ ad una figura di primo piano del gruppo. Secondo le informative di polizia Palmieri potrebbe aver favorito due persone o il loro incontro clandestino, fatto questo che non sarebbe affatto piaciuto ad uno dei clan della zona: il movente di questo delitto sarebbe dunque riconducibile al più classico dei delitti d’onore. A Napoli nel 2018 si muore anche così.

FEBBRAIO

E’ il mese del duplice omicidio più eclatante: quello di Biagio Palumbo e Luigi Mele. E’ la storia del duplice agguato a Miano dove da tempo si sta consumando una guerra tra i reduci del vecchio clan dominante, i Lo Russo, e i giovani ras che aspirano all’egemonia su questa parte dell’area nord. E’ la guerra tra le due Miano, la ‘Miano di sopra’ e la ‘Miano di sotto’. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i due hanno pagato con la vita i loro sogni di egemonia: uno, Palumbo, che poteva vantare un passato di vicinanza all’ex boss Carlo Lo Russo mentre l’altro, Mele, considerato una delle ‘menti’ vicine a Paquale Angellotti un altro ex fedelissimo di Salvatore ‘o capiton. I due avevano appuntamento con qualcuno: furono crivellati di colpi in una Peugeot nella seconda traversa di via Janfolla lo scorso 7 febbraio, una data tragica per Miano.

MARZO e APRILE

A marzo si replica con l’omicidio di Salvatore d’Orsi, 29enne di Ponticelli. Dietro questo delitto il controllo delle piazze di spaccio nell’area orientale: d’Orsi, conosciuto da tutti come ‘Poppetta’, avrebbe pagato con la vita il’no’ al pagamento del pizzo sulle piazze di spaccio che il nuovo gruppo emergente di Ponticelli avrebbe imposto da tempo. Il giovane in particolare si sarebbe messo contro uno dei personaggi emergenti del nuovo gruppo, uno di quelli che non gli avrebbero perdonato un eccesso di autonomia. Passano pochi giorni, siamo già ad aprile, e sempre a Ponticelli si consuma un altro agguato. Questa volta sotto i colpi dei killer muore Emanuele Errico, solo 19 anni, conosciuto da tutti nel Conocal come ‘Pisellino’. Sulla spedizione punitiva di via al Chiaro di luna i carabinieri giungono ben presto ai responsabili: si tratta di due fratelli, Nicola ed Antony Spina, rispettivamente di 22 e 18 anni, anche loro di Ponticelli. L’omicidio è il frutto di un contrasto tra giovanissimi in un ambiente permeato dalla camorra e dal ‘mito’ del clan D’Amico, quello dei ‘fraulella’ di cui lo stesso Errico era ‘ammiratore’. Il 25 aprile, il giorno precedente il mortale agguato, i due fratelli indagati subirono l’incendio del proprio scooter. All’incendio era seguita la rappresaglia dei due contro i soggetti da loro individuati come responsabili del gesto tra cui lo stesso Errico.

MAGGIO

Il mese inizia con un agguato a Pimonte, sui Monti Lattari. A cadere sotto i colpi dei killer è Filippo Sabatino, 33enne vicino al clan Afeltra. L’agguato si consuma a poche decine di metri dalle abitazioni del reggente del gruppo criminale e gli investigatori fin da subito non escludono che Sabatino uscisse proprio dalla casa del boss. Subito le indagini si concentrano sui pregiudicati della zona compresi gli stessi Afeltra e i loro alleati, i Di Martino, gli ex fedelissimo del defunto boss Umberto Mario Imparato, entrambi usciti dal carcere da qualche anno e diventati di nuovo i signori della droga e del racket a Pimonte e dintorni.

GIUGNO, LUGLIO e AGOSTO

L’estate non viene caratterizzata da omicidi: solo stese e altre intimidazioni. Sono i mesi più caldi per San Giovanni a Teduccio dove si contendono il territorio il clan Mazzarella e il clan Rinaldi: l’episodio più significativo il ferimento di Salvatore Ventura, considerato organico al clan D’Amico da sempre alleato dei Mazzarella.

SETTEMBRE

Il ‘rientro’ dalle vacanze inizia con un ‘cold case’. Quello relativo alla sparizione di Davide Tarantino, ras degli Amato-Pagano. Il suo corpo viene rinvenuto il 20 settembre in un terreno agricolo tra Melito e Giugliano. La moglie nel febbraio del 2016 si era recata dai carabinieri della tenenza di Melito per segnalare la scomparsa dell’uomo ma sin da subito era stata allertata la Dda. La donna aveva spiegato agli inquirenti che il marito era uscito di casa come sempre con la Fiat Panda blu metallizzata a lei intestata. E non aveva fatto più ritorno a casa. La consorte aveva anche tentato di rintraccialo tramite il cellullare ma il telefonino del marito risultava non raggiungibile. Già dalle prime ore, la sua scomparsa fu associata alla lotta intestina agli Scissionisti di Melito. Il 44enne era uno degli attori principali del traffico di droga tanto da far incentrare le indagini non tanto sul mondo dei pusher quanto su quello dei capipiazza. All’epoca, erano Ciro Mauriello, Pietro Caiazza e i fratelli Cancello a contendersi il controllo delle piazze nella galassia scissionista.

OTTOBRE

Nel terzultimo mese dell’anno il sangue torna a scorrere nella periferia nord. Siamo a Secondigliano e viale Altair, in una Smart, viene rinvenuto il corpo crivellato di colpi di Francesco Climeni ‘Recchiolone’: si tratta di un ras dei Licciardi in passato vicino anche a Costantino Sarno. Un nome che contava nella mala locale: l’uomo, ex componente del gruppo di Pierino Licciardi, divenne famoso per un celebre caso di ‘giustizia lumaca’ nel 2013 quando dopo essere stato condannato per camorra al soldo dei Licciardi lasciò il carcere per decorrenza dei termini. Sarebbe trascorso troppo tempo tra il primo e il secondo grado di giudizio. La pista seguita dagli inquirenti per questo delitto quella dell’epurazione interna al clan della Masseria Cardone. Passano pochi giorni e il sangue torna a scorrere a San Giovanni a Teduccio. I killer entrano in azione su Corso San Giovanni il 30 ottobre: il loro obiettivo è Salvatore Soropago, 37 anni conosciuto dalle forze dell’ordine per piccoli precedenti. Non si tratta di un delitto di poco conto però: Soropago è indicato come colui che cura la latitanza di Salvatore Fido, ras a capo del braccio militare dei Mazzarella in guerra con i Rinaldi. L’omicidio Soropago è un messaggio a Fido che perde così uno dei suoi collaboratori più fedeli prima di essere catturato dalla squadra mobile qualche giorno dopo presso una villetta di Varcaturo.

NOVEMBRE e DICEMBRE

A novembre nessun omicidio mentre l’anno si chiude con l’agguato che costa la vita a Giuseppe Santangelo, ‘Pepp ‘o casales’, 29enne con un passato nelle fila degli Amato-Pagano. Pare che l’omicidio sia maturato per questioni passionali (come già anticipato da Internapoli). Santangelo potrebbe aver pagato con la vita l’essere venuto a conoscenza di un segreto inconfessabile o addirittura aver cercato di mediare in questioni personali tra ‘pezzi di novanta’ della camorra. L’ambiente criminale del resto nell’area nord è in forte fibrillazione. L’ultimo frame catturato dalle telecamere documenta il transito del veicolo con Santangelo (e Fabio De Luca, rimasto ferito)a bordo i due in una Suzuki Splash in Corso Garibaldi. I killer hanno agito nelle vicinanze di San Pietro a Patierno. Lì Santangelo e De Luca sono stati ‘accolti’ da una gragnola di colpi. Per ‘o casales nulla da fare.

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