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lunedì, Giugno 17, 2024
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La strage del bar Fulmine, l’unica volta che Di Lauro pianse

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Fu un punto di non ritorno. Lo zenit dello scontro per il controllo totale di Secondigliano e dell’area nord. E’ questa la storia della strage del bar Fulmine del rione Monterosa, apice dello scontro tra il clan Di Lauro e i ribelli di Antonio Ruocco ‘cap e secc’. Ad eseguire la strage – come raccontano i pentiti e ricostruito dagli inquirenti – furono gli esponenti del clan Ruocco, protagonisti della prima cruenta faida con i Di Lauro dalla quale uscirono perdenti. La vittoria del clan di Ciruzzo ‘o milionario sancì la conquista del potere e l’ascesa del boss nelle Vele di Scampia. Antonio Ruocco era divenuto il boss rivale di Paolo Di Lauro dopo che questi aveva eliminato il vecchio boss Aniello La Monica. In una serie di esecuzioni, cadono decine di uomini delle due bande fino a quando il 18 maggio 1992 Ruocco arriva con un comando di otto uomini al bar Fulmine di Secondigliano: con mitra, pistole, fucili a pompa e bombe a mano uccidono quattro persone.

Fra loro ci sono Raffaele e Rosario Prestieri, fedelissimi del boss nonchè fratelli di Maurizio che, insieme a Di Lauro, scriverà la storia criminale di Secondigliano.  Si racconta che Di Lauro, distrutto dal dolore per la perdita dell’amico e braccio destro, dichiarò che bisognava colpire i nemici con ogni mezzo. A Secondigliano si racconta pure che quell’occasione fu l’unica in cui Paolo Di Lauro versò lacrime.

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