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L’ex re dei narcos Imperiale spiega i motivi del pentimento: “Voglio dare un esempio ai miei figli e alla mia famiglia”

L'ex re dei narcos Imperiale spiega i motivi del pentimento Voglio dare un esempio ai miei figli e alla mia famiglia
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Il 25 ottobre è stato il giorno della verità Nel carcere di Rebibbia il super narcos Raffaele Imperiale ha annunciato ai magistrato per la prima volta la sua volontà di collaborare con la giustizia. Davati ai suoi occhi c’erano i Pm Rosa Volpe (procuratore della Repubblica), Maurizio de Marco e Giuliano Caputo, a cui ha reso le prime dichiarazioni.

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“Prendo atto della contestazione ed intendo intraprendere un percorso di collaborazione
con la giustizia, rispondendo ad ogni domanda e riferendo ogni elemento in mio
possesso utili alla ricostruzione dei fatti di cui sono indagato”, ha detto inizialmente Imperiale, il quale poi spiega i motivi della decisione di pentirsi: “E’ una opportunità per cambiare vita, ed intendo sfruttarla, anche per dare un esempio ai miei figli ed alla mia famiglia Nonostante la mia intenzione di collaborare con la giustizia, allo stato non intendo
ricorrere ad un programma di protezione né ad intraprendere una collaborazione nelle
forme della legge sui collaboratori di giustizia, quanto meno allo stato”.

Imperiale poi spiega l’ascesa nel mondo del narcotraffico. “Arrivato a Dubai nel 2010, avevo con Mario Cerrone 90/100 milioni di € in cocaina, che si trovava a Napoli, su
diversi appoggi, provento dei miei affari in Brasile. Questo “lavoro” dal Brasile era
stalo fatto all insaputa degli Amato-Pagano, e decisi di vendere quel quantitativo
sul territorio napoletano, poco alla volta, per non dare nell’occhio. A quell’epoca
c’erano quali capi degli Amato-Pagano, dapprima Mariano Riccio, poi “zia
Rosaria” ossia Rosaria Pagano in quanto i capi erano stati arrestati.

Mario Cerrone aveva una struttura a Napoli. Nel 2016 avuta l’ordinanza dalla Procura di Napoli, rimasi solo, diedi una occhiata alla contabilità e mi resi conto di aver sperperato tutto. Mi rimboccai le maniche e ricominciai la mia attività, questa volta a livello internazionale. Per ricominciare, contattai Rico Riquelme, attualmente detenuto in Olanda. Lo contattai mediante sistemi criptali. Mi diede la possibilità di reintrodurmi nel sistema affidandomi 300 kg di cocaina e dicendomi che lo avrei potuto pagare quando potevo,
anche in sei/dodici mesi: Si trattava di sostanza comprata in Spagna a 25.000 € al kg,
quindi valeva 7,5 milioni, e che vendetti sul territorio napoletano a circa 31.000 € al kg,, ricavando, quindi, 9 milioni di €.
Questi rapporti, dopo l’arresto di Mario, li tenevo direttamente io (con i clan più
importanti), sempre con telefoni criptati. I meno importanti li teneva Bruno Carbone.
Sul territorio europeo, oggi si guadagnano 2500 euro per ogni kg di cocaina, prima anche 7000 al kg. A me, da ultimo, entravano circa 300.000 euro al mese.

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