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«L’ho visto in faccia, si è ca**** sotto», l’agguato di piazza Nazionale raccontato dalla vittima

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Dice di averlo riconosciuto, di averlo guardato dritto negli occhi. Secondo lui proprio questo particolare ha gettato nel panico il killer impedendogli di portare a termine la sua missione di morte. Sono alcuni particolari contenuti nell’informativa del 10 giugno relativa all’agguato di piazza Nazionale (costato il ferimento di Salvatore Nurcaro, della piccola Noemi e di sua nonna Immacolata Molino). I dialoghi riportati nelle intercettazioni sono proprio quelli di Salvatore Nurcaro, la ‘vittima designata’, che ribadisce di aver riconosciuto il killer precisando però che lo stesso non fa mai il nome di Armando Del Re, indagato come esecutore materiale (suo fratello Antonio risponde di favoreggiamento).

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E’ il 27 maggio e in casa sono presenti Nurcaro, suo padre, la sua compagna e una donna. Il genitore esprime il suo pensiero al figlio: non è morto solo perchè chi ha sparato era un incompetente. Un parere non condiviso da Nurcaro che ribadisce al padre che chi ha sparato è andato nel panico perchè si è reso conto che lui l’ha smascherato.

Padre: “Non sa sparare, quello può darsi pure…”

Salvatore: “Si è messo paura”

Padre:”Il panico eh a papà, non ha capito niente”

Salvatore: “Io l’ho guardato dentro”

Padre: “Che hai fatto?”

Salvatore: “Primm e me sparà io l’ho visto”

Padre: “Che era lui?”

Salvatore: “Eh, si è cacato proprio sotto”

Padre: “No, perchè, l’attimo l’hai capito”

Donna: “Te ne eri accorto poi che era lui?”

Salvatore: “Comm”

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