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«Lino dopo la morte del fratello lo schiaffeggiò», il racconto dell’agguato mortale a Sibillo

Da sinistra Vincenzo Amirante, Pasquale Sibillo, Luca Capuano e Francesco Pio Corallo
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Quella sera nel ‘vicolo della morte’ li aspettavano. Sapevano che si sarebbero presentati e si appostarono sui balconi. Era il luglio del 2015 quando in via Oronzio Costa perse la vita Emanuele Sibillo: ucciso dai rivali. L’agguato avvenne proprio lì, nel già citato ‘vicolo della morte’ (leggi qui l’articolo). Ad attendere Sibillo e i suoi erano i Buonerba che da tempo erano vessati dalla ‘paranza dei bambini’ a cui dovevano le quote per la propria piazza di cocaina. A raccontare questi particolari e cosa accadde quella sera è stato il collaboratore di giustizia ed ex ras della Maddalena Vincenzo Amirante:

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Il ‘rimprovero’ di Lino Sibillo ad un affiliato

«Mi hanno raccontato che Pasquale Sibillo, ’o cafone” (Luca Capuano) e ’o nonno (Francesco Pio Corallo) passavano e sparavano continuamente contro il balcone dell’abitazione dei Buonerba. Antonio Napoletano era quello che si faceva vedere più spesso quando i fratelli Sibillo erano latitanti e quasi tutte le sere andava a sparare contro il balcone dei Buonerba. Questo fino a quando non fu colpito gravemente: quella sera spararono dal balcone dei Buonerba. I Sibillo e gli affiliati pretendevano l’estorsione dai Buonerba per consentire loro di gestire le piazze storiche di via Oronzo Costa. Seppi poi che Emanuele Sibillo andava anch’egli a sparare. La sera della sua morte Emanuele era seduto dietro la moto del fratello Pasquale e su un’altra moto c’erano o’ cafone e Pio Corallo. Per come mi ha raccontato quest’ultimo durante la comune detenzione a Secondigliano, Emanuele una volta colpito cadde dal mezzo. Sicché ’o cafone salì dietro lo scooter come terzo passeggero per sostenerlo. Pio Corallo mi ha anche riferito che Lino Sibillo schiaffeggiò ’o cafone perché non aveva portato i giubbotti anti proiettili che aveva in custodia».

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