Erano in cinque e avevano un solo e unico obiettivo: uccidere il boss della Vanella Grassi Antonio Mennetta. Lo chiamavano ‘squadrone della morte’ del Monterosa, nominativo proveniente dalla provenienza dei suoi killer. A parlare di questa batteria di fuoco è stato il collaboratore di giustizia Carmine Annunziata, ex sodale del gruppo dei Sette Palazzi: «La batteria del Monterosa era composta da Arcangelo Abbinante, Salvatore Baldassarre, Giuseppe Montanera, Gennaro Abbinante e Giovanni Carriello. Suoi obiettivi erano i personaggi di spicco dello schieramento avverso».
Una ‘taglia’ sul leader dei ‘Girati’ Mennetta
Di questo gruppo un ruolo di primo piano lo ricoprivano Abbinante Arcangelo e Montanera. «Se la vittima era di minor rilievo, Abbinante doveva necessariamente dare il consenso. Per farvi un esempio Abbinante si è opposto alla morte di persone indicate dai suoi sottoposti. Esempio del fratellastro di Marino Gaetano, Michele o Valentino, tossicodipendente oppure Domenico Gargiulo, all’inizio, prima dell’omicidio di Roberto Ursillo. In questi due casi Arcangelo Abbinante fu interpellato telefonicamente da Baldassarre Salvatore e da Montanera Giuseppe. Arcangelo disse no in entrambi i casi perché era gente che non contava».
La guerra di Scampia: le bombe contro la Vanella
Pronti a tutti pur di far fuori i nemici. E’ l’agghiacciante retroscena emerso qualche tempo fa e relativo alla terza faida tra Vanella Grassi e degli Abete-Abbinante. Una guerra senza esclusione di colpi dove apparvero anche le bombe. La prima lanciata nel cortile del Lotto G e il suo scoppio provocò il ferimento di due minorenni ed il danneggiamento di 9 auto. Una signora che vide l’autore del gesto folle si avvicinò e gli disse: “Sei un animale”. La seconda invece lanciata n un cortile delle ‘Case celesti’ e non esplose perchè l’attentatore, ovvero Raffaele Mincione Tre det non tolse la linguetta di proposito non facendo esplodere la bomba perché in quella zona vi abitavano i suoi parenti.
La guerra contro la Vanella Grassi del Lotto G
Il racconto del pentito
Il racconto dell’attentato dinamitardo contro la Vanella Grassi poi prosegue:«Io e Raia andammo nello Chalet Baku. prendemmo una Transalp bianca ed io mi recai un attimo da Ciccarelli
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