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Dall’incontro con Papa Francesco alla morte del figlio Luigi, Arturo si rivela: “Chi è il vero Diego Esposito”

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Dopo la gioia per l’incontro con Papa Francesco di sabato, arriva il dolore più atroce. “Mio figlio Luigi di 18 anni è morto in un incidente stradale. Ora non ho più la forza di nascondermi e vi svelo anche il mio vero nome: Arturo Borrelli”.  L’annuncio con un post su Facebook quello che finora noi avevamo chiamato con il nome di fantasia di Diego Esposito. Arturo, il 7 marzo, ha raccontato in un servizio di Pablo Trincia gli abusi subiti dall’età di 13 anni dal suo insegnante di religione delle medie don Silverio Mura a Ponticelli.  Accusato di “rapporti sessuali completi, 2-3 volte la settimana” per 3 anni. Da 30 lotta per veder riconosciute dalla Chiesa le violenze subite, incontrando un muro di silenzio.

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Dopo l’ultimo colpo ricevuto, Diego ha deciso di svelare la sua vera identità. A lungo tenuta nascosta per proteggere la privacy della sua famiglia. “Il mio nome è Arturo Borrelli” ha scritto su Facebook, dove ha dato la tragica notizia. “Lo facevo per lui”. E’ quanto ha detto riferendosi alla scelta dell’anonimato ma anche più in generale al percorso di denuncia. “Volevo che da questa vicenda mi miei figli vedessero la luce della giustizia e della verità.  Volevo ripagarli moralmente di tutte le sofferenze che hanno patito a causa mia, ma mio figlio è morto senza che potessi farlo”.

Del suo caso se n’è occupato anche Le Iene

https://www.iene.mediaset.it/2018/news/pedofilia-diego-esposito-morto-figlio-chiesa_128223.shtml

Purtroppo la felicità per aver incontrato Papa Francesco. Gli aveva detto “Procedi per la tua strada”. Poi gli aveva consegnato il suo fascicolo alla segreteria e prendendosi l’impegno di continuare a indagare. “Dedicherò il mio dolore di padre a combattere, visto che mio figlio ha sofferto anche lui per quello che mi hanno fatto”, ha scritto su Facebook.

Gli abusi di don Silverio  non avrebbero segnato la vita solo di Diego. Da allora vive tra psicofarmaci e attacchi d’ansia e di panico. Ci sarebbero altre vittime.

IL RACCONTO

Diego dopo 25 anni, registrando tutto, aveva incontrato di nuovo don Silverio che non negava quanto avvenuto ma lo invitava solo a pregare. La Curia lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica che in realtà sembra incolpare lui per il fatto di essere andato a casa del sacerdote.

Diego  denuncia da anni silenzio e omertà da parte della Curia napoletana. E’ riuscito finalmente, a inizio maggio, a incontrare, assieme alla moglie, il cardinale Crescenzio Sepe. Dopo un’iniziale soddisfazione, per il faccia a faccia era rimasto poi amareggiato per la scarsa concretezza dell’intervento dell’arcivescovo metropolita di Napoli. La sua, dice, è “una battaglia per tutti” perché “se perdo io”, ripete, come ci aveva detto in un’intervista, “nessuno denuncerà più gli abusi dei preti”.

Don Silverio, nel frattempo, si era trasferito al Nord, a Montù Beccaria (Pavia), dove, sotto il falso nome di don Saverio Aversano, continuava tranquillamente a fare il catechista. È bastato che il nostro servizio del 7 marzo andasse in onda perché il sacerdote facesse perdere di nuovo le sue tracce. Le mamme del paese, hanno scritto una lettera di protesta a Papa Francesco, che su questo caso, come ha dimostrato anche oggi, sta confermando una linea di grande fermezza.

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