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L’uso eccessivo di WhatsApp crea danni alla salute, a certificarlo è uno studio di scienziati

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Si è stimato che l’uso smodato dell‘app di messaggistica,  WhatsApp, è in grado di creare una dipendenza critica, capace di indurre chi ne soffre ad uno stato preoccupante e sregolato.

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WhatsApp rientra tra le abitudini quotidiane

Quante volte, durante una sola giornata, capita di guardare il telefono e sbizzarrirsi tentando di rispondere alle innumerevoli notifiche di WhatsApp?

La risposta non lascia dubbi, dato che, ormai, la maggior parte degli utenti che usufruiscono di tale piattaforma, hanno convogliato le proprie abitudini ai segnali disposti dall’app. Eppure, al di là della situazione attuale, che conferma un netto attaccamento tra persone e social, quale sarebbe l’atteggiamento migliore, in grado di non arrecare ipotetici danni?

Il cervello non regge le chat

Data l’impostazione e la disponibilità, WhatsApp ha conquistato le attenzioni di numerose persone che hanno installato l’applicazione gestendo, con il tempo, un numero esponenziale di chat. Secondo alcuni studi però, la consultazione perenne con altre persone testimonia il disagio dell’individuo dinanzi alla solitudine. Lo sviluppo di questo nuovo bisogno, induce le persone a creare sempre più gruppi e ad iniziare sempre più conversazioni su WhatsApp.

Questo atteggiamento, tuttavia, risulta deleterio e nocivo per il cervello che non può tenere sotto controllo più di 10 chat o gruppi. Avere più conversazioni sarebbe impossibile, si arriverebbe alla produzione di centinaia di discussioni. Ai messaggi si aggiungono poi le note vocali, ulteriori integratori della dipendenza. Estremamente durature che ad un certo punto provocano Disagio e manie di controllo in chi deve ascoltarle. Enzo di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus, in merito a ciò, dichiara che le note vocali non dovrebbero superare i 30 secondi.

Mediatore tra il mondo fisico e quello digitale 

Calata in questa battaglia tra fronti correlati e alterni, l’associazione europea no profit: Netdipendenza Onlus. Fondata da Enzo di Frenna, si occupa di prevenzione del tecnostress e delle videodipendenze. Al fine di innestare con maggiore efficacia tali insegnamenti, Di Frenna ha pubblicato un libro, da lui composto, denominato come: “Digiuno Digitale”. Il contenuto si concentra sulla sopravvivenza con poca tecnologia al fine di sradicare la dipendenza e, di rigenerare le forze spesso impiegate per attività fuori controllo; proprio come quelle utilizzate per la gestione delle chat WhatsApp.

Le parole di Di Frenna e la lotta contro la dipendenza

“Dinanzi ad una dipendenza, se la mente si ammala, lo fa anche il corpo. Il sovraccarico informativo porta a mal di testa, insonnia e umore instabile. La tecnologia migliora sicuramente molti aspetti della vita quotidiana ma dobbiamo utilizzarla con più attenzione”.

 

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