“Pronto mamma, ho fatto una ca… Perdonatemi”. Sono da poco passate le 17 di venerdì 9 maggio quando Emanuele De Maria, 35 anni, chiama sua madre con la voce rotta. Sta uscendo dal Parco Nord e si dirige verso la fermata Bignami della metropolitana lilla, al confine tra Milano e Cinisello Balsamo. In quel momento, Chamila Dona Arachchilage Wijesuriyauna, 50 anni, è già morta. Secondo i primi accertamenti, a ucciderla sarebbe stato lui, poche ore prima, nel cuore del parco, nascosta poi tra gli alberi sotto la pioggia, forse perché aveva deciso di lasciarlo.
Così lui chiama la madre e poco dopo anche la cognata. Ma lo fa usando il cellulare di Chamila. È un dettaglio chiave nelle indagini. Il trentacinquenne napoletano utilizza proprio il telefono della donna per contattare i familiari, e il fatto che i numeri della madre e della cognata di De Maria fossero salvati nella rubrica della cinquantenne cingalese rafforza, secondo gli inquirenti, l’ipotesi che tra i due ci fosse una relazione affettiva profonda, ben oltre il semplice rapporto tra colleghi all’hotel Berna, dove entrambi lavoravano. Chamila, infatti, avrebbe deciso di interrompere quella relazione, scatenando la furia omicida di De Maria.
La svolta nel caso è arrivata domenica pomeriggio, quando il corpo della donna è stato ritrovato in un’area boschiva del Parco Nord, nei pressi di via Clerici. Le telecamere l’avevano ripresa per l’ultima volta viva mentre camminava sotto la pioggia con De Maria. Lui, già condannato per un omicidio avvenuto nel 2016, era in semilibertà grazie a un permesso di lavoro.
Il suicidio di Emanuele De Maria
Finisce tragicamente la fuga di Emanuele De Maria, il 35enne già condannato per omicidio e detenuto al carcere di Bollate con permesso lavorativo. L’uomo si è tolto la vita nel primo pomeriggio di domenica 11 maggio, precipitando dalle terrazze del Duomo di Milano. Un gesto volontario, secondo quanto riferito dall’Agenzia regionale emergenza urgenza, avvenuto poco prima delle 14. I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
De Maria era ricercato da sabato mattina, quando aveva accoltellato gravemente un collega dell’hotel Berna, il 50enne italo-egiziano Hani Fouad Abdelghaffar Nasr. La vittima si è risvegliata domenica mattina, dopo un delicato intervento chirurgico al Niguarda. La sua testimonianza sarà cruciale per chiarire le cause del tentato omicidio.
Nel frattempo, un secondo orrore si è consumato in parallelo. I carabinieri hanno trovato domenica pomeriggio il corpo senza vita di Arachchilage Dona Chamila Wijesuriyauna, 50 anni, collega barista dei due uomini e scomparsa da venerdì. Il cadavere era in un’area boschiva del Parco Nord di Milano, nei pressi di via Clerici a Bresso. La donna aveva appuntamento con De Maria e secondo le telecamere erano insieme poco prima della sua scomparsa. Il corpo presentava ferite da taglio al collo e ai polsi.
Le indagini suggeriscono che anche questo omicidio sia opera di De Maria, che aveva superato i limiti del percorso autorizzato per il lavoro esterno. L’uomo, già condannato per un femminicidio nel 2016, si è tolto la vita lasciando dietro di sé un tragico bilancio.