Home Cronaca Maradona, la verità negli ultimi Whatsapp: al vaglio due Iphone del campione

Maradona, la verità negli ultimi Whatsapp: al vaglio due Iphone del campione

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BUENOS AIRES Non avrebbero voluto aprirli e infatti hanno fatto trascorrere quasi tre mesi da quel giorno. Ma poi i magistrati della Procura di San Isidro, titolari dell’inchiesta sulla fine di Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre per un collasso cardiocircolatorio, hanno disposto accertamenti sui due Iphone che appartenevano all’ex capitano del Napoli, uno nero e l’altro grigio, per verificarne il contenuto. Gli inquirenti vogliono verificare attraverso il sistema Ufed (Universal Forensic Extraction Device) il contenuto delle chat Whatsapp nelle ultime tre settimane di vita di Diego per fare ulteriormente luce sulle cure che venivano prestate dopo l’operazione al cervello.

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All’atto dell’apertura dei due cellulari erano presenti i legali della psichiatra Agustina Cosachov, dello psicologo Carlos Diaz e dell’infermiera Dahiana Madrid, componenti dell’équipe di assistenza. Ai magistrati presentato un esposto dall’avvocato Matias Morla, che aveva curato gli affari di Diego negli ultimi anni, a nome delle sorelle dell’ex campione: Rita, Mabel, Ana e Claudia Nora. Esplicita la richiesta delle quattro Maradona: «Temiamo che possano essere diffusi audio sull’intimità di nostro fratello e del resto della nostra famiglia. Sappiamo bene che Diego ha dovuto pagare il prezzo di essere Maradona ma chiediamo che sia rispettata questa nostra volontà. E ci auguriamo che i risultati di questa perizia possano arrivare il prima possibile».

Le quattro sorelle sono escluse dalla successione di Maradona, affidata all’avvocato Sebastian Baglietto dai cinque figli eredi. Il professionista non è riuscito ad avere un quadro chiaro dei beni di Diego. Si vogliono coprire questi atti, non tutto messo sul tavolo e la ragione mi sembra chiara», ha sottolineato Baglietto.

Luce sulla morte di Maradona

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Non avrebbero voluto aprirli e infatti hanno fatto trascorrere quasi tre mesi da quel giorno. Ma poi i magistrati della Procura di San Isidro, titolari dell’inchiesta sulla fine di Diego Armando Maradona

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