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“Non posso, perdo il reddito di cittadinanza”, il prestanome che disse no a Maria Licciardi

"Non posso, perdo il reddito di cittadinanza", il prestanome che disse no a Maria Licciardi
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Il suo carisma da donna boss non è servito per ottenere quello che voleva. Da qualche giorno Maria Licciardi è stata condannata per la prima volta in veste di capoclan dell’Alleanza di Secondigliano. Secondo gli inquirenti era lei a comandare il clan con oltre 100 affiliati. Eppure c’è chi ha detto no alla cosiddetta peccerella. Il retroscena emerge nel provvedimento che portò alla cattura della capoclan. Era il periodo in cui Licciardi percepiva il fiato sul collo degli inquirenti, si sentiva braccata e per sfuggire alla cattura era in cerca di abitazioni.

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Già all’inizio del 2021 temeva che indagini della Procura di Napoli sarebbero poi culminate in un provvedimento restrittivo nei suoi confronti, perdendo dunque il controllo dell’organizzazione criminale, proprio lei che avrebbe ricevuto la reggenza dai fratelli Gennaro, fondatore del clan detto ‘a Scigna, Pietro e Vincenzo.

LE PREOCCUPAZIONE DI MARIA LICCIARDI

Secondo i pm della Dda c’era un gruppo di fedelissimi pronto ad avvisare Maria Licciardi in caso di blitz mettendo in campo un piano di fuga per farle raggiungere il rifugio destinato al periodo di latitanza. Un campanello d’allarme sarebbe suonato a marzo quando è stata pubblica la notizia dell’inizio della collaborazione con la giustizia da parte dell’ex boss dei Polverino, Giuseppe Simioli.

La preoccupazione della ‘regina’ della Masseria Cardone sarebbe stata confermata da uno dei suoi affiliati. Infatti il 12 aprile un affiliato le avrebbe parlato del ritrovamento di alcune microspie nell’auto:”...No zia e come ..inc.. al 99% così è … perché diamine me l’ha detto proprio uno che le fa ste cose … ha detto Genny …quando ti mettono uhm … la microspia … il gps … inc.. dietro… poi le microspie le attivavano quando ce l’avevi tu la macchina in mano“.

Il giorno dopo Licciardi avrebbe avvertito anche il marito e il nipote di un altro ritrovamento sospetto condotto dal ras Luigi Carella: “Due telecamere, due microspie dietro al bar ed un gps sotto la macchina”. Inoltre il clan avrebbero avvistato una telecamera che sorvegliava la casa nella roccaforte della Masseria Cardone:Dentro qua …. sopra al palo vedi? … l’hanno messa la sopra!!! …“. La capoclan sarebbe stata pronta anche ad usare parrucche o travestimenti per sfuggire all’occhio elettronico, inoltre, avrebbe chiesto ai suoi familiari di bonificare le auto dalle cimici.

“NON POSSO, HO IL REDDITO”, IL PRESTANOME RIFIUTO’ L’OFFERTA ALLA PECCERELLA

Con il passare dei giorni si sarebbero, quindi, drizzate le antenne di Maria Licciardi, cosicché ad una sua fedelissima avrebbe confidato: “Io devo trovare una casa“. Una lunga ricerca per una persona qualunque si sarebbe trasformata in un’impresa ardua per la reggente di un clan dell’Alleanza di Secondigliano. La ricostruzione della ricerca del rifugio è contenuta nel decreto di fermo firmato dai tre pm della Dda di Napoli.

Secondo una conversazione intercettata nella abitazione di Maria Licciardi, il 24 aprile 2021, una sua persona di fiducia avrebbe contattato un’agenzia immobiliare di Chiaiano. Pochi minuti dopo la presunta capoclan avrebbe individuato anche il prestanome a cui poter intestare il contratto e le utenze della piccola abitazione. Lady Camorra avrebbe consegnato anche i soldi in contanti alla sua fiduciaria, però, il potenziale fiancheggiatore non si sarebbe prestato per timore di essere coinvolto in qualche indagine della Procura.

Dunque ‘a peccerella avrebbe convocato a casa un altro possibile prestanome, ma anche lui avrebbe spiegato di non poter stipulare un altro contratto di locazione altrimenti avrebbe perso il reddito di cittadinanza. I due uomini interpellati le avrebbero assicurato, comunque, sostegno in caso di fuga dalle manette. A fronte dell’ennesimo ‘no’ la reggente del clan si sarebbe sfogata con la sua fedelissima: “…Mi credi che non sono in grado di trovare a qualcuno che si intesti questa casa!? . ..no questo (agente immobiliare ndr) non la vuole la busta paga…soltanto che vogliono registrare il contratto…”.

LA PRIMA CONDANNA COME CAPOCLAN

E’ arrivata la prima condanna per Licciardi, arrestata dal Ros di Napoli, l’8 agosto del 2021, mentre stava per volare alla volta della Spagna. Il gup Antonio Baldassarre, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, ha inflitto alla donna 12 anni e otto mesi di reclusione. La presunta capoclan, ritenuta dalla Dda componente dell’Alleanza di Secondigliano, è stata ritenuta colpevole di essere la guida dell’associazione malavitosa fondata dai fratelli. Riconosciute anche numerose estorsioni alcune delle quali però sono state derubricate a violenza privata.

Si tratta della seconda condanna inflitta alla Licciardi, difesa dagli avvocati Bruno Larosa e Edoardo Cardillo. Circa vent’anni fa venne condannata a dieci anni di reclusione ma nella veste di affiliata al clan. ‘A peccerella venne arrestata dai carabinieri del Ros all’alba dello scorso 7 agosto nell’aeroporto romano di Ciampino dove stava per imbarcarsi su un volo diretto a Malaga dove risiede la figlia.

Ora è detenuta al 41 bis. Come riportato dal Riesame le indagini hanno fatto emergere, episodi che “costituiscono inequivoca estrinsecazione dell’agire camorristico della Licciardi fotografandone l’indiscusso ruolo apicale, perché – continua il provvedimento – sono una manifestazione incontrovertibile della sua capacità di dirigere l’organizzazione del riconoscimento all’esterno di questa capacità“.

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