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Il figlio di Gigi d’Alessio vittima del clan Moccia: “Serve respiro, fammi lavorare”

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C’è anche Claudio d’Alessio tra le vittime del clan di camorra. Dal 2014 al 2018 Gennaro e Angelo Moccia, esponenti dell’omonimo clan, avrebbero prestato soldi anche al figlio del cantante Gigi: “pretendendo dagli stessi interessi variabili”.

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In un’intercettazione del 2017 D’Alessio, che avrebbe dovuto restituire i soldi a Gennaro Moccia 30mila euro, parla con l’altra vittima Marco Claudio De Sanctis. I due si lamentano delle pressioni del clan dal quale avevano ricevuto denaro in prestito.

“Se tu non blocchi un attimo la situazione e dai il tempo di respirare e di organizzarsi, qui non si andrà mai da nessuna parte, e quindi dico… cioè, non è che uno va a rubare la mattina che all’improvviso io ti posso chiudere”, afferma D’Alessio (amministratore unico di una societa’) al presidente del Mantova.  “Serve un attimo di respiro fammi lavorare, fammi fare e poi si stabilisce un piano di rientro”. Secondo il gip i carabinieri non hanno quantificato il tasso di usura applicato al prestito.

IL BLITZ CONTRO I MOCCIA

Dalle prime luci dell’alba i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, coadiuvati dal comandi dell’Arma competenti sui territori stanno eseguendo tredici arresti nel clan Moccia di Afragola. I provvedimenti riguardano appartenenti al clan Moccia.

I militari dell’Arma stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma. Su richiesta della locale DDA il provvedimento riguarda 13 persone. Sono indagate a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo del credito. Tra i destinatari dell’ordinanza anche Angelo e Luigi Moccia, capi dell’omonimo clan camorristico.

GLI INTERESSI DEI MOCCIA A ROMA

L’indagine dei Carabinieri, avviata nel 2017, poco tempo dopo la scarcerazione di Angelo Moccia, ha permesso di documentare gli interessi economici del clan nella Capitale. In particolare, la gestione sotto diverso nome di varie attività commerciali, un’estorsione con metodo mafioso ed il reimpiego di capitali illeciti in investimenti immobiliari ed in macchine di lusso. Il tutto attraverso fittizie intestazioni volte ad evitare che i beni in questione finissero sotto la scure delle misure di prevenzione.

I Carabinieri contestualmente stanno dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, anche ai fini della confisca, di parte del patrimonio del clan. Si tratta di beni dal valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ricostruito e individuato nel corso delle indagini.

IL VIDEO DEL BLITZ

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