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«Meglio all’ergastolo che pentito», la rabbia della moglie del ras contro chi collabora

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Con gli uomini in manette, ‘seppelliti’ da anni e anni di carcere, capita sempre più spesso che le redini del comando e le decisioni inerenti gli affari del clan siano prese dalle loro mogli o compagne. Il clan Marino di Secondigliano non è da meno come si evince dal dispositivo con cui il Riesame ha rigettato la richiesta di misura cautelare per Tina Rispoli (leggi qui l’articolo). Una fitta rete di intercettazioni da cui ne esce un quadro fatto di omertà e di vita quotidiana di famiglie che vivono appunto di ‘pane e camorra’. Accade che durante il processo per il duplice omicidio Montanino-Salierno, Gennaro Marino, il capoclan delle Case celesti prende parola dichiarandosi dispiaciuto per quanto accaduto e chiedendo scusa alle famiglie delle vittime. Non un pentimento, sia chiaro, ma una presa di coscienza che scatena un terremoto nel gruppo delle Case celesti, ex ‘gioiello della corona’ della mala di Secondigliano.

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La rabbia della moglie del ras Manganiello: le intercettazioni

Quelle parole non piacciono infatti a Maddalena Imperatore ‘Milena’, moglie del ras nonchè nipote di Marino, Roberto Manganiello. Dal tono delle conversazioni intercettate si comprende la caratura criminale della donna per cui invece è stato accolto l’appello del pubblico ministero. Subito dopo le scuse in aula la donna inizia a temere per il buon nome del clan paventando ai suoi interlocutori anche un possibile futuro pentimento dei vertici. La donna afferma che preferirebbe che il marito sopportasse un ergastolo piuttosto che patire l’onta di un pentimento. La sua condanna al carcere a vita, come da lei stesso affermato, non le provocherebbe la stessa agitazione, rabbia e sgomento di un’ammissione di responsabilità o collaborazione:«Se mi dicevano che usciva la sentenza Ergastolo non me la prendevo assai come me la sono presa per quello che è successo». Per la donna Marino, invece che scusarsi con i familiari delle vittime, avrebbe dovuto scusarsi con i suoi affiliati e le loro famiglie:«Tu uno “scusa” devi chiedere e ce la devi chiedere solo a noi, per quanto mi riguarda, scusa a noi per quello che hai combinato tu nel 2004 e ce la siamo presa noi nelle pacche! Cominciamo da qui! Scusa per quello che hai combinato nel 2016 e sempre nelle pacche lo abbiamo acchiappato, guagliò! Ma tu ti dovessi credere che ti è tutto permesso, a te ti è tutto permesso sulla vita tua, non sulla vita degli altri!».

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