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Muffa, allagamenti e degrado: l’odissea degli abitanti di Vico Sedil Capuano di proprietà della Curia di Napoli

Muffa, allagamenti e degrado l'odissea degli abitanti di Vico Sedil Capuano di proprietà della Curia di Napoli
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Il lungo corridoio che separa buona parte delle abitazioni al piano rialzato dal piccolo giardino semiallagato, nonostante una pioggia questa volta non così scrosciante, è sovrastato da un soffitto pieno di macchie d’acqua e pronto a venire giù al primo nubifragio.

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Al primo piano, dove si trovano le restanti case, le mura sono altrettante logorate dal tempo con il verde muffa che ha oramai preso il sopravvento sulle altre (sbiadite) cromaticità. Anche le scale sono malmesse. Da questa prospettiva le pessime condizioni delle aiuole del giardino, zuppo d’acqua a causa della rottura di una grossa conduttura che chissà quando verrà riparata, sono ancora più evidenti e l’intramontabile muffa sale sino a pochi centimetri da una delle grate della struttura facente parte del complesso del Duomo di Napoli adiacente al posto.

L’androne, cui s’accede da un palazzo in ferro battuto non certo così granitico, è altrettanto abbandonato e il soffitto tiene grazie a qualche zanzariera di fortuna.

Questa è l’attuale condizione dello stabile al civico 45 di vico Sedil Capuano, nei pressi di via dei Tribunali, non distante da Donnaregina, di proprietà della Curia di Napoli. La vicinanza con la sede della Chiesa della città potrebbe indurre a pensare a una costante attenzione, a verifiche di cosa non vada e a una interlocuzione con gli appartenenti ai 27 nuclei familiari stanchi di vivere nel degrado. E invece, denunciano gli inquilini, che affermano di pagare di tutti una pigione che varia a seconda dei metri quadrati della loro abitazione – qualcuno ha una situazione di disagio sul groppone come vedremo – non sarebbe proprio così. Anzi.

Negli anni, secondo le voci raccolte dal nostro sito, all’interno dello stabile sarebbero stati comunque perpetrati degli abusi – che noi possiamo confermare soltanto vedendo eventualmente gli atti – da parte di alcuni degli abitanti. Inoltre, in passato i responsabili tecnici della Curia avrebbero anche approfondito la materia relativa a eventuali occupazioni abusive delle case. Anche qui, in assenza di atti che confermino ciò, dobbiamo tenerci soltanto nel campo delle ipotesi a meno che non ci saranno presi provvedimenti in tal senso.

La denuncia degli abitanti

Ammesso e non concesso ciò sia vero, è giusto che uno stabile prospiciente la Curia sia in queste condizioni e che chi ora ci vive debba convivere con il degrado e la paura di farsi male?

A InterNapoli.it alcuni delle persone che abitano nel palazzo di vico Sedil Capuano 45, dicono chiaramente: «Di manutenzione qui se ne vede poca se non nulla. La Curia secondo noi non fa abbastanza. Eppure confiniamo. Basta vedere cosa sta accadendo in questi giorni di intensa pioggia: infiltrazioni nelle mura, allagamenti delle scale, dei corridoi e delle case. Cosa succederebbe se ci fosse un crollo? Potrebbe succedere da un momento all’altro».

In effetti lo scenario cui ci troviamo di fronte fa riflettere sulle condizioni di vita di molti posti negletti del centro cittadino, quelli rimasti esclusi dal boom turistico esaltato da molti e la proliferazione di case vacanze. La sensazione di precarietà la si percepisce chiaramente in vico Sedil Capuano 45. Ogni piccolo intervento di miglioria è frutto principalmente della raccolta di piccole quote, confacenti a non certo ricche possibilità economiche. «Spendiamo 7 euro al mese per la pulizia, chiamando un privato, e ogni nucleo familiare paga 3 euro al mese tutto per quei piccolo accorgimenti che possono essere fatte velocemente. Ma il grosso degli interventi dovrebbero predisporlo i tecnici della Curia, visto che noi non abbiamo neppure un amministratore di condominio. Di tutto questo, non c’è niente».

Chi si occupa di tenere serrati i ranghi rispetto ai piccoli rattoppi possibile, afferma: «Abbiamo fatto innumerevoli segnalazioni, ma invano. Ogni giorno stiamo attenti che le nostre case non si allaghino per la pioggia o che non ci siano crolli. Tre anni fa i vigili del fuoco sono stati costretti a intervenire dopo una caduta massi da un lucernario della struttura della Curia che da noi fa da soffitto. All’epoca montarono un trabattello e noi abbiamo messo una zanzariera. Ma è tutto legato all’insistenza, se non urli non ottieni ascolto. Siamo stanchi».

La richiesta di intervento a don Mimmo Battaglia

Alcuni rappresentanti degli inquilini tempo fa consegnarono una lettera all’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. «Chiedemmo un suo intervento in nostro favore, lui ci ha ascoltati e gliene siamo riconoscenti. Poi però c’è la realtà di tutti i giorni e con quella dobbiamo fare i conti. In vico Sedil Capuano 45 servono interventi immediati. Non possiamo continuare a vivere in queste condizioni». L’amarezza degli abitanti è lampante, alcuni dei quali arrivati in questo grosso stabile del centro storico già tra gli anni ’60 e ’70. Sarebbe anche difficile andare via: trovare un alloggio in città oggi è veramente complicato e i prezzi sono esorbitanti. Senza dimenticare la penuria di alloggi in città e l’impossibilità per molti di trovare un’alternativa abitativa. Insomma, gettare la croce addosso agli abitanti non sembra affatto opportuno vista anche la congiuntura socio-economica generale.

Le difficoltà di Antonio

Emblematica di questa enorme precarietà è la storia di Antonio Palmieri, vedovo e pensionato di 78 anni che ci apre le porte della minuscola casa situata nel famoso lungo corridoio che dà sul giardino allagato e scalcagnato. «Io prendo la pensione minima di 650 euro al mese, non posso permettermi di meglio, pago un pigione che mi è stato pure aumentato di 22 euro per una casa piena di muffa. Senza contare il pagamento delle utenze» afferma Antonio mostrandoci la comunicazione scritta inviata dalla Curia.

Antonio poi ci descrive il suo piccolo appartamento in affitto. «La mia stanza da letto avrebbe bisogno di una controsoffittatura, ma non me la posso permettere. Il minuscolo bagno è senza bidet, la doccia e il water sono vicini e rischio pure di farmi male cadendo». Confermiamo che il luogo che dovrebbe essere quello più salubre di tutti, appunto il bagno, sembra più un vecchio sgabuzzino con pure i fili penzolanti.

Antonio non riesce a capacitarsi del suo quotidiano in vico Sedil Capuano 45. «Sembra la brutta copia degli scavi di Pompei. Sono venuti tempo fa a mettere un po’ di stucco, altamente insufficiente. Quando piove forte il corridoio si allaga, quasi dobbiamo camminare su un canotto. Ma anche per la Curia è pericoloso qualora ci siano dei crolli o peggio ancora dei ferimenti. Qui è alle spalle del Duomo, è uno squallore e il tesoro di San Gennaro. Che dobbiamo chiedere a lui una grazia? Spero che la Chiesa di Napoli faccia il suo compito con noi. Siamo tutte brave persone, paghiamo i canoni. Non vogliamo vivere così». Dargli torto, effettivamente, è alquanto complicato.

La posizione della Curia

Contattata dalla nostra redazione, dalla Curia di Napoli al momento non sono giunte risposte ufficiali alla vicenda. Da alcuni professionisti che lavorano sull’immenso patrimonio della chiesa partenopea viene soltanto ricordato, in via ufficiosa, un sopralluogo risalente a circa un anno e mezzo fa in cui vennero descritte le situazioni e vagliati eventuali situazioni di possibili abusi e possibili irregolarità. A seguito di quelle verifiche vennero predisposti interventi per l’installazione di guaine e altre protezioni, che però chi abita in vico Sedil Capuano 45 giudica insufficienti.

La storia è ingarbugliata dove si incrociano esigenze delle persone di avere un tetto viste le scarse condizioni economiche, la volontà della Curia di vederci chiaro rispettando tutte le prescrizioni delle norme e la cura del posto, nel pieno centro storico cittadino e a pochi passi dal Duomo di Napoli, che meriterebbe senza dubbio sorte migliore.

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