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Non è una guerra tra buoni e cattivi: Stato, famiglia e società civile non lascino Napoli nell’anarchia

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Un piede calpestato involontariamente, uno schizzo di drink finito sul pantalone in discoteca, un futile diverbio per un parcheggio: così si muore a Napoli, così si muore nella Capitale del Sud Italia. Motivi banali che scatenano furie atroci, che distruggono famiglie e vite, spesso troppo giovani. Il giovane musicista Giovanni Cutolo, ucciso a 24 anni in piazza Municipio a Napoli, è solo l’ultima delle vittime di violenza inaudita scatenatasi per un motivo banale: il parcheggio di uno scooter.

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Era marzo scorso quando piangevamo la morte assurda di Francesco Pio Maimone, ucciso da un proiettile vagante mentre si godeva di notte la sua città o nel 2012 Vincenzo Piore, ammazzato per uno schizzo di champagne in discoteca a Sant’Antimo. Senza tener conto delle decine di vittime innocenti provocate dalla camorra.

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In passato Napoli ha, dunque, già visto scorrere nei suoi vicoli sangue innocente, tanto sangue. E come ogni volta si assiste alla solita prosopopea di chiacchiere inutili, promesse e passerelle politiche che lasciano il tempo che trovano, ai “diremo”, “faremo”, “investiremo”, ma non si risolve mai nulla. Per non parlare delle analisi sociologiche tra la Napoli buona e quella cattiva, come se veramente esistessero due anime della città. Ed invece non è cosi, sarebbe fin troppo facile dividere i buoni dai cattivi, manco fossimo nel finale di ‘Io speriamo che me la cavo”.

Napoli, così come tutte le città del mondo, ha tante sfaccettuture e differenze al suo interno, che spesso si incontrano, dialogano, si affrontano e a volte si scontrano. Invece di dividere i buoni dai cattivi si dovrebbe piuttosto investire in strutture, progetti, scuole, sport e lavoro per assottigliare il più possibile queste differenze, soprattutto in una città come Napoli dove basta scendere o salire una rampa di scale per trovarsi da Posillipo ai Quartieri.

Lo Stato dovrebbe fare la sua parte, creare rete insieme alla famiglia, alla scuola e alle associazioni. Si parta da una seria lotta alla dispersione scolastica, si mettano in campo politiche di lavoro serie. E laddove ci siano reati, la giustizia faccia il suo corso con una pena certa.

Perché Napoli è mille culure, ma è anche na carta sporca e nisciun se ne mporta..ognuno aspetta a ciorta.

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