venerdì, Luglio 18, 2025
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Non si distraggano in altre cose i fondi di ristoro che il Comune avrà dagli imprenditori di Terra del Sole

Non si distraggano in altre cose i fondi di ristoro che il Comune avrà dagli imprenditori di Terra del Sole

Ricercare una soluzione ibrida ed economicamente conveniente, concordando con gli imprenditori privati quegli interventi di recupero necessari e lungimiranti.

A cura di

Emmanuele Coppola

L’interesse per il recupero e la salvaguardia delle antiche Masserie sparse sul territorio di Giugliano è tornato di attualità con l’annunzio dell’imminente realizzazione del Parco agro-eco-fotovoltaico Terra del Sole, del quale ho scritto di recente per illustrare le sue straordinarie caratteristiche tecnologiche in ordine alla salvaguardia ambientale ed al rilancio dell’agricoltura, che non sarà sostituita da una infinita distesa di pannelli per la captazione dell’energia solare.

Si è preannunziata, dunque, una riqualificazione del territorio con l’intervento determinante dell’imprenditoria privata, a fronte della quale abbiamo creduto doveroso rivolgere un invito, ovvero che ‘‘Non si abbattano le Masserie ed i ruderi che sono una testimonianza storica e culturale della nostra Civiltà Contadina’’.

Per l’occasione, ho ritenuto opportuno cercare un sostegno in un importante, per quanto trascurato, deliberato dell’Amministrazione comunale, proposto dalla Giunta il 19 luglio 2011 ed accolto dal Consiglio Comunale il 17 aprile 2012, avente come oggetto l’attribuzione della qualifica di ‘‘edifici di pregio’’ alle Masserie, ovvero al nostro patrimonio di edilizia rurale.

Sembra, però, che, a distanza di tredici anni, si sia smarrita la prospettiva politica di quegli indirizzi, dato atto che nessun percorso amministrativo è stato avviato, tanto da consentire tacitamente l’indiscriminato abbattimento di strutture storicizzate, come quello scandaloso del Villaggio di Zaccaria.

Ho notizia indiretta dell’attenzione che l’imprenditoria privata avrebbe manifestata sulla questione della salvaguardia delle Masserie e dei ruderi che insistono entro il perimetro dei terreni che dovranno ospitare il Parco agro-eco-fotovoltaico Terra del Sole.

Indubbiamente, è una buona notizia, direi quasi insperata, che mi induce a voler ricordare la sostanza di quel lontano deliberato dell’Amministrazione comunale di Giugliano, che io ritengo si debba ancora considerare politicamente attuale.

In questo caso ‘‘repetita iuvant’’, mentre la Politica si sta riorganizzando per ritornare ad amministrare la Città di Giugliano, tracciando possibilmente una linea di continuità con il passato trascurato delle buone intenzioni.

Sono trascorsi tredici anni, e, sulla questione delle Masserie, siamo rimasti ancorati al palo, con tutte quelle buone intenzioni che bisogna necessariamente riesumare adesso, altrimenti la Nuova Politica, quale che sia, andrà a replicarsi ancora una volta in ‘‘chiacchiere e tabbacchere ’i lignamme’’.

C’è da rilevare che, almeno sulla carta, si avevano le idee chiare sulle motivazioni giustificative ed a proposito di quanto si sarebbe dovuto fare. Insomma, si aveva coscienza dell’importanza della questione. Quanto si andava a deliberare era pienamente giustificato nella lunga e articolata premessa narrativa, dacché si prendeva atto che «il paesaggio agricolo del Comune di Giugliano è caratterizzato da numerose testimonianze di una architettura rurale tradizionale di rilevante interesse storico e culturale, frutto della stretta relazione tra l’operosità degli imprenditori agricoli e l’ambiente che ha generato una serie di valori culturali, non solo legati alle tradizioni agricole, ma anche e soprattutto alle tecniche architettoniche e costruttive nei secoli scorsi. Tale patrimonio edilizio costituisce, per il consistente numero di edifici e per le molteplici forme, una importante risorsa per l’imprenditoria agricola che se ne è avvalsa per fini residenziali, produttivi e per le attività di servizio».

Si approfondiva, in quel documento amministrativo, come una sorta di resipiscenza e di tardiva denunzia, la colpevole mancata attenzione politica, prendendo atto che «con l’approvazione del vigente Piano Regolatore Generale, che non ha recepito un piano di assetto territoriale delle zone agricole, è stata consentita una edificazione che ha frammentato le aree agricole, destinando quelle masserie ad un isolamento di ruderi fatiscenti di una architettura rurale, oggi testimoni di storia e cultura delle origini del territorio di Giugliano e della Campania Felix. I proprietari dei fondi delle masserie, non avendo trovato convenienza per strategia economica dei mercati ad operare trasformazione delle colture, hanno preferito destinare i terreni alla edificazione, alimentando altresì quella abusiva che a macchia d’olio tendeva all’accaparramento dei territori agricoli».

E tredici anni fa si diceva, che l’intervento di salvaguardia e valorizzazione dell’architettura rurale appariva prioritario, per evitare il depauperaramento e la demolizione delle antiche masserie ad opera del dilagare dell’abusivismo edilizio e per gli interventi di ristrutturazione edilizia previsti dalla Legge Regionale ‘‘Piano Casa’’ del 2011. Era ovvio, per quegli Amministratori, che il paesaggio rurale si sarebbe dovuto pianificare «per diventare un importante elemento della qualità della vita, scenario dei beni comuni e dei luoghi della identità antropica della collettività, svolgendo funzioni di interesse culturale, ecologico, ambientale e sociale, costituendo anche risorsa favorevole allo sviluppo economico», tenuto conto che «la tutela dell’architettura rurale o il suo recupero riveste un ruolo importante per la valorizzazione della Cultura e della Storia del territorio di Giugliano».

Nella visione logica e lungimirante dettata da quei presupposti di buona volontà politica si configurava il proposito di disporre alcune fondamentali tipologie di intervento per la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione delle antiche Masserie, consentendo il cambio di destinazione d’uso dei locali destinati all’attività agricola, finalizzato alle seguenti utilizzazioni:

a. attività culturali (Museo dell’archeologia rurale, sale espositive, scuole di formazione per operatori turistici, centro studi e sperimentazione di nuove colture biologiche); b. residenziale Bed & Breakfast; c. attività turistico-alberghiero; d. agriturismo con riqualificazione e recupero ambientale dell’area di contorno con implementazione delle colture agricole locali.

Per realizzare tutto questo, ma soprattutto per vigilare, nelle more di approvazione del PUC, il Consiglio comunale caricava di assoluta responsabilità i Dirigenti dei Settori competenti per materia, dando mandato ad essi di osservare gli indirizzi stabiliti.

Se poi niente è stato fatto dopo quella assunzione di responsabilità virtuale, è lecito affermare, dopo tredici anni, che allora si sono prodotte delle «sciatte dichiarazioni di intento a difesa del patrimonio di edilizia rurale di pregio, perché non se ne sarebbe più parlato, se non in occasione di qualche scandaloso abbattimento, come quello del Villaggio di Zaccaria». Ribadisco che quel «compito delegato all’attenzione dei Dirigenti non ha avuto una minima concreta attuazione, perché essi non potevano essere politicamente motivati e responsabilizzati».

Ma c’è un altro aspetto che avremmo dovuto tenere sotto osservazione, circa quindici anni fa, in occasione della realizzazione del primo Parco Fotovoltaico sui terreni circostanti la Masseria Monsignore, che fortunatamente continua ad esistere come storica emergenza monumentale della trascurata Civiltà Contadina, ma per la quale poi non si sarebbe fatto niente come azione di recupero a scopi didattici, perché su quel manufatto non è stata mai messa ‘‘na cucchiara ’i càvece’’. Eppure gli imprenditori privati avevano versato al Comune di Giugliano una considerevole quota di ristoro ambientale, corrispondente, più o meno, a 900mila euro, che probabilmente dovevano (o potevano) essere spesi, almeno in parte, per la ristrutturazione di quella Masseria, ovviamente in accordo con gli stessi imprenditori privati che ne avevano rilevato la proprietà.

Invece, quel denaro risulta sia stato ‘‘distratto’’ in altri progetti, ovvero per la riqualificazione, poi abbandonata, della ex spiaggia Afsouth Beach, là dove c’era il Lido privato della NATO, al presente desertificata.

Immediatamente qualcuno si domanderà dove si voglia arrivare con queste considerazioni, dopo aver parlato, nel mio precedente articolo dell’11 aprile scorso, della riqualificazione del territorio di Giugliano con l’istituzione in atto del Parco agro-eco-fotovoltaico Terra del Sole. La risposta è semplice: non trascurare la riscoperta e riqualificazione culturale, con finalità didattiche, delle Masserie o dei ruderi che ancora insistono sul territorio impegnato, con l’attenzione politica di non distrarre i fondi di ristoro in altre cose.

Come fare questo, dovrebbe essere una questione politico-amministrativa, ricercando una soluzione ibrida ed economicamente conveniente, ovvero concordando con gli imprenditori privati – se possibile – quegli interventi di recupero necessari e lungimiranti, senza appalti e subappalti di terza e quarta mano, affinché quel denaro, (forse più di 700mila euro), diventato pubblico, non possa essere mal gestito o dilapidato.