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Nuove leve e vecchi ‘Capitoni’: così i pentiti Torre e Covelli hanno ricostruito la camorra a Miano post Lo Russo

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Intercettazioni ambientali, dichiarazioni dei pentiti Mariano Torre e Luca Covelli, pedinamenti, sequestri, arresti: sono diverse le fonti di prova alla base dell’ultima ordinanza contro il gruppo abbasc’ Miano, eredi dei Lo Russo. Come ricostruiscono i magistrati “i soggetti indagati sono per lo più “nuove leve”, soggetti giovani che hanno sostituito gli affiliati storici colpiti da provvedimenti restrittivi, ovvero deceduti nel corso di agguati, contribuendo con il loro apporto a mantenere alto il nome del clan Lo Russo, attratti da facili guadagni e dal “fascino” della malavita. Non mancano tuttavia personaggi meno giovani che vantano una lunga militanza nelle fila del clan dei Capitoni, come Salvatore Silvestri che, benchè detenuto, ha mantenuto contatti con l’esterno continuando ad impartire direttive mantenendo inalterato il suo carisma criminale, e affiliati già coinvolti in precedenti indagini e condannati di recente solo per i traffici di droga ma invece pienamente inseriti nelle dinamiche del clan.

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E’ il caso di Peluso Alessio condannato con sentenza dello scorso 6 dicembre per il reato di cui all’art. 74 dpr 309/90 ma assolto dal 416 bis c.p., e Sepe Alessio già condannato per violazione legge armi , nonché familiari di affiliati al clan Lo Russo che hanno dato dimostrazione di essere inseriti nelle dinamiche del clan (è il caso di Maria Trambarulo compagna del Silvestri) ovvero le mogli-compagne che ricevono la tradizionale “mesata” ( è il caso di Caiazzo Maria, Torre Martina, Basti Mariarca, Ciotola Cira).

 

 

 

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