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«Offese l’Alleanza e così a Secondigliano ne sancirono la morte», la storia della guerra a Barra

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La scissione nel clan Aprea fu sancita per uno ‘sgarbo’ che i Celeste, alleati dei primi, fecero ad esponenti di primo piano dell’Alleanza di Secondigliano tra cui Paolo Di Mauro ‘Paolucc ‘o nfermier’, gruppo dal quale gli Aprea compravano la droga. A riferirlo è stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Manco:«I Celeste avevano avuto un problema con il
clan di “Mimì ‘o ‘mericano” e di Paoluccio, gruppo che faceva riferimento all’Alleanza di Secondigliano, in particolare al clan Bocchetti. Fummo convocati attraverso ‘o Menuzz per decidere il da farsi. Pasquale Aprea mandò me e io mi incontrai con “Mimì ‘o mericano” e suo nipote, tale Peppe, di corporatura alta e massiccia. Era quest’ultimo che aveva avuto il “problema” con i Celeste a causa di fatti di donne». Manco ha spiegato che la pace, grazie a tale mediazione, fu sancita ma nonostante questo qualcosa andò storto.

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«Ciro Celeste dopo poche ore andò con il figlio Francesco con due moto a sparare contro l’abitazione di ‘o merican. Ciò rappresentò un vero e proprio affronto a tutti coloro che avevano sancito la pace. Per cui, il giorno dopo, Salvatore De Francesco venne dagli Aprea per sottolineare che Paoluccio ‘o infermiere si era offeso. Pasquale Aprea capì che doveva dare una lezione ai Celeste, per cui decise in accordo con Vincenzo Acanfora, che entrambi i Celeste dovevano essere ammazzati, e al più presto, per mano di persone del clan Aprea».

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