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Imprenditore di Mugnano ucciso a Quarto dal clan, la tesi: “Non fecero fuoco per uccidere”

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“I sicari non fecero fuoco per uccidere”, questa la tesi portata avanti dal Prof. Marco Margiotta, consulente della difesa (rappresentata dagli avvocati Luca Gili e Stefano Sorrentino) chiamato a testimoniare stamattina davanti alla Quarta Sezione Corte d’Assise di Napoli nell’ambito del processo sull’omicidio D’Amelio. Il consulente tecnico, attraverso un’accurata ricostruzione balistica, ha dimostrato come i sicari spararono alle gambe e non all’altezza uomo, quindi si tratterebbe di omicidio preterintenzionale e non volontario, come sostiene la Procura della DDA. Dopo l’escussione del teste, il processo è stato aggiornato al 9 maggio. Nelle scorse udienze sono stati invece ascoltati diversi collaboratori di giustizia, tra cui Biagio Di Lanno, Roberto Perrone e Gaetano D’Ausilio.

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io morì poco dopo dissanguato. Perrone ha parlato dei momenti precedenti l’agguato ed ha riferito che venne a sapere dalla televisione della morte di Amelio che doveva essere solo gambizzato e che invece cadde sotto i colpi dei killer dei Polverino.

Nell’agguato, a vario titolo, secondo le tesi formulate dall’accusa, furono coinvolti Claudio De Biase, indicato come l’esecutore materiale, Salvatore Liccardo, alias “Pataniello”, Salvatore Simioli (difeso dagli avvocati Luca Gili e Stefano Sorrentino) alias ‘o Sciacallo, Salvatore Cammarota e Gaetano D’Ausilio, quest’ultimo collaboratore di giustizia già ascoltato dagli inquirenti nei mesi scorsi.

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