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Pagava 4mila euro al mese al clan dal 2015 ma non denuncia il pizzo

Pagava 4mila euro al mese al clan dal 2015 ma non denuncia il pizzo
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Manifesta soddisfazione per la nomina di Nicola Gratteri al vertice della Procura di Napoli ma non denuncia il “pizzo” nonostante sia sotto estorsione da tempo: ha dovuto rilevare anche questo la Polizia di Stato quando, con una scusa, hanno convocato una delle vittime del clan del rione Moscarella di Castellammare di Stabia (Napoli), decapitato ieri in un’operazione coordinata dalla DDA di Napoli nel corso della quale sono stati notificati dieci arresti e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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La circostanza emerge dall’ordinanza con la quale il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha disposto i provvedimenti cautelari su richiesta della procura antimafia partenopea.
La vittima appartiene a una nota famiglia imprenditoriale napoletana ed è uno dei titolari di una sala giochi: gli investigatori sanno che è sotto il pizzo della camorra ma lo convocano in commissariato con la scusa di parlare di una rapina subìta.
Ai poliziotti dice di essere contento per la scelta del capo dell’ufficio inquirente partenopeo.

Fa riferimento, genericamente, a una richiesta estorsiva con tanto di minacce, l’incendio della sala giochi ma senza fare riferimento all’organizzazione camorristica oggetto delle indagini. E quando le forze dell’ordine lo sollecitano a denunciare lui risponde di essere pronto a farlo.
Dalle indagini è poi emerso che già dal 2015 la sala giochi consegnava ogni mese circa 4mila euro al clan Cesarano.

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