Home Cronaca Papà col Covid, caccia alla bombola di ossigeno: l’odissea di una famiglia...

Papà col Covid, caccia alla bombola di ossigeno: l’odissea di una famiglia di Casoria

PUBBLICITÀ

Covid: Napoli, caccia sui social alla bombola di ossigeno per il padre. Un calvario cominciato con la ricerca di una bombola di ossigeno, proseguito con la caccia a un posto letto in ospedale e che ora va avanti con la necessità di plasma per la cura. E’ quello affrontato, come riportato dal sito Ansa, da Antonio Palmentieri e sua sorella per il covid 19 che ha colpito il loro padre, Sabato, 67 anni che ora è in terapia subintensiva all’Ospedale Cotugno di Napoli.

PUBBLICITÀ

“Io vivo a Milano – racconta Antonio Palmentieri – e mio padre, pur essendo molto attento con le precauzioni, ha preso il covid. Lui è a Casoria e mia sorella lo curava con la terapia del medico di base. Il 10 novembre, però, la saturazione è scesa a 88, serviva una bombola, mio padre stava male. Mia sorella ha cominciato a cercarla mentre io partivo da Milano. Al mio arrivo ho cercato per un giorno intero le bombole senza risultato. Ne avevamo una scarica, sono anche andato alla ditta per ricaricarla ma mi hanno detto che in tempo di covid non vendono a singole persone, non hanno voluto aiutarmi anche se gli ho detto che mio padre stava male.

Così decido di scrivere su Facebook un post per chiedere aiuto per una bombola, il post viene condiviso da tanti e in meno di due ore ho a disposizione 16 bombole. Sono andato a ritirarne cinque, da una volontaria e poi da farmacie a Salerno, Aversa, Napoli. Per le altre ho girato i contatti a chi aveva il mio stesso problema. Tutti me le hanno date con gentilezza aspettando poi la ricetta del medico: nel mio caso una bombola durava quattro ore e quindi per chi ha una saturazione bassa questo della ricetta è un altro problema”.

Covid, Il papà però non migliora e i figli chiamano il medico di base che invia loro l’Usca.

“Sono venuti due medici molto giovani – spiega Antonio – che dopo la visita hanno sospeso la cura del medico di base eliminando Tiklid, Zitromax e Deltacortene, dandogli delle vitamine, dicendo che si sarebbe ripreso. Il medico di famiglia è rimasto sorpreso ma senza quei farmaci mio padre è peggiorato. Quando abbiamo chiamato il 118, il medico ha visto la terapia e ha detto che per colpa dei suoi colleghi il virus era nei polmoni”.A quel punto comincia la caccia al posto letto.

“Il 118 – prosegue Palmentieri – porta mio padre a Villa dei Fiori ad Acerra, ma la struttura è piena. Ci dicono di un posto all’Ospedale del Mare ma una volta arrivati non c’era più. E la stessa cosa succede in altri ospedali. A quel punto mia sorella ha chiamato un’ambulanza privata, molto costosa, con cui siamo andati al Cotugno, dove dopo un’attesa mio padre è stato ricoverato”. Sabato Palmentieri è in terapia sub-intensiva ma non migliora con i farmaci, gli serve il plasma. “Per questo abbiamo lanciato un nuovo appello a chi è guarito per andare a donare, speriamo bene”, conclude il figlio. (Ansa)

PER RESTARE SEMPRE INFORMATO VAI SU INTERNAPOLI.IT O VISITA LA NOSTRA PAGINA FACEBOOK

PUBBLICITÀ
Exit mobile version