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Petrolio dei clan. Tra i Moccia e i Mazzarella si rischiò la guerra:«Ti taglio la testa»

Da sinistra Francesco Mazzarella, Salvatore D'Amico e Alberto Coppola
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Il ruolo di Alberto Coppola è punto centrale dell’inchiesta che qualche giorno fa ha portato all’esecuzione di 70 ordinanze di custodia cautelare. La guardia di finanza ha ipotizzato reati che vanno dall’associazione mafiosa alle false fatturazioni e al riciclaggio. n intreccio imprenditoriale e mafioso scoperchiato dalle indagini condotte su una duplice direttrice investigativa dalle Direzioni distrettuali antimafia di Napoli, RomaReggio
Calabria e Catanzaro, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e di Eurojust (leggi qui l’articolo precedente). Per la DdaCoppola era lui che era “impegnato in particolare nel controllo e nella gestione degli interessi economico-criminali del clan nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi in diverse parti del territorio nazionale attraverso l’affermazione economica di numerose società, alcune realmente operative come la New Service srl e la Maxpetroli srl (oggi Made Petrol srl) e altre cc.dd. cartiere, società direttamente o indirettamente finanziate in tutto o in parte con capitali dell’associazione mafiosa denominata clan Moccia e impegnate nel settore petrolifero attraverso un articolato e stabile meccanismo di frodi fiscali».

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Nel provvedimento viene ricostruito uno scenario fatto di tensioni e accuse reciproche tra due dei sodalizi camorristici più agguerriti, i Moccia e i Mazzarella. Nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza (firmata dal gip Miranda) vengono ricostruiti i due attentati subiti dall’imprenditore e la pace poi siglata con Francesco Mazzarella ‘o parent, reggente del clan, e Salvatore D’Amico ‘o pirata. Nella ricostruzione della Procura viene riferito che D’Amico, una volta resosi conto della parentela di Coppola con i Moccia, abbia desistito da ulteriori minacce. Il passaggio chiave sarebbe il seguente in cui Coppola parlando con un interlocutore dice:« «Peppe viene Tore il pirata (Salvatore D’Amico) Tore il pirata… stanno i testimoni ‘o Tore quale il tuo problema tuo’ perchè già sa Totore che se Totore si permette di dire Ah già sa che se ne deve andare pure da San Giovanni se ne deve andare hai capito o no perché quando lo chiamò Tonino (Antonio Moccia) a Roma a Totore Totore parla come vuoi, tu mio cugino deve stare tranquillo che ti taglio la testa».

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