Home Primo Piano Emorragia cerebrale in cella, grave il boss del rione Traiano Francesco Petrone

Emorragia cerebrale in cella, grave il boss del rione Traiano Francesco Petrone

PUBBLICITÀ

La moglie attendeva una videochiamata whatsapp che non è mai arrivata. Videochiamata rimasto l’unico ‘contatto’ con il mondo esterno da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus. Tutto perchè Francesco Petrone, indicato dalla Dda come capoclan del rione Traiano, era collassato in cella e portato d’urgenza al Cto. Petrone, figlio del capoclan Salvatore Puccinelli, da venerdì è in prognosi riservata presso l’ospedale dei Colli Aminei per un’emorragia cerebrale. Un ricovero immediato dopo che l’uomo ha iniziato a perdere sangue da un orecchio. A riportare la notizia Luigi Nicolosi per  ‘Il Roma’. A svelare il calvario sanitario di Petrone sua moglie, Carmela D’Angelo, che ha spiegato come il marito da tempo soffre di pressione alta e di apnea, una condizione più volte segnalata al personale medico del carcere di Poggioreale dove Petrone, fino a venerdì scorso, era rinchiuso dopo il maxi blitz che nel gennaio del 2017 decapitò la cosca del rione Traiano.

PUBBLICITÀ

«Date le condizioni di salute di mio marito, condizioni pregresse, mi avevano assicurato che sarebbe stato collocato nel padiglione San Paolo dove avrebbe potuto ricevere cure adeguate e invece, inspiegabilmente, mio marito è finito nel padiglione Avellino dove fin da subito ha accusato malori dovuti alle sue condizioni. A riprova di ciò vi è il fatto che tre volte al giorno viene prelevato e portato in infermeria per il controllo della pressione. Sia chiaro io non invoco alcuno sconto di pena o misura come i domiciliari ma chiedevo soltanto che mio marito fosse assistito nel giusto modo. Da circa due anni chiediamo, perizie mediche alla mano, che sia destinato in una struttura penitenziaria in grado di assisterlo. E invece venerdì scorso abbiamo avuto l’amara sorpresa, dovevo sentire mio marito con una videochiamata vista l’emergenza, videochiamata che non è mai arrivata. Se non mi fossi recata personalmente a Poggioreale nessuno mi avrebbe detto nulla e cioè che mio marito era stato ricoverato al Cto. Nei giorni precedenti aveva mani e piedi gonfi che si sommavano alle patologie di cui già soffriva. Adesso è in prognosi riservata al Cto e il mio medico, messosi in contatto con i sanitari del Cto, è stato avvisato che mio marito potrebbe aver subito diverse ischemie prima di svenire all’interno della cella».

A seguire la vicenda anche Pietro Ioia, garante cittadino dei detenuti:«La vicenda di Francesco Petrone assomiglia a quella di Michele Elia, ricoverato nelle stesse condizioni. Quel caso non ha insegnato nulla. Questa vicenda dimostra ancora una volta come il carcere di Poggioreale non sia adeguato ad assistere i detenuti sotto il profilo sanitario. Da tempo denuncio questa situazione e adesso mi auguro che si faccia tutto il possibile per Francesco Petrone. Noi non chiediamo sconti di pena o altro ma soltanto che i detenuti siano curati».

PUBBLICITÀ
Exit mobile version