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Pica e Cardillo ammazzati dai “girati”, il primo duplice omicidio della seconda faida per dimostrare la fedeltà agli Amato-Pagano

Giuseppe Pica e Francesco Cardillo
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Sono gli omicidi di Giuseppe Pica e Francesco Cardillo a sancire quella che fu definita la “girata”, ovvero la decisione di alcuni esponenti della Vanella Grassi di staccarsi dal clan Di Lauro e conflure negli Amato-Pagano. Giuseppe Pica fu ucciso nel rione dei Fiori di Secondigliano, il 14 marzo 2007, con una pistola caduta a una persona che era con lui, datasi alla fuga, perché la mitraglietta Uzi dei sicari (Luigi Magnetti e Luigi Giannino, Salvatore Giannone – tutti morti – e boss Raffaele Amato, all’epoca minorenne del clan Amato-Pagano) si era inceppata.

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Francesco Cardillo, (clan Di Lauro) venne ucciso con almeno 5 colpi di pistola (alla testa, bacino e gambe) il 14 marzo 2007;

Accusati dell’omicidio Pica sono Rito Calzone, Enzo Notturno, Carmine Pagano e Cesare Pagano.

Mentre Salvatore Frate è ritenuto il responsabile dell’omicidio di Francesco Cardillo

Come emerge dall’ordinanza che ha portato all’arresto di 16 soggetti, la “girata” è stata una decisione di alcuni esponenti della Vanella Grassi (piccolo gruppo che successivamente aumenterà il proprio potere e la sua capacità di intimidazione), ed è stata messa in pratica con un segnale ben preciso, l’omicidio di Pica Giuseppe, al quale è seguito poco dopo (poco più di un’ora) l’omicidio di Cardillo Francesco. Gli omicidi hanno suggellato la “girata” e l’ingresso del nuovo gruppetto, costituito da Giannino Luigi, Magnetti Luigi, Guarino Rosario ed altri nel gruppo degli Amato Pagano: gli omicidi sono stati il prezzo da pagare per entrare nel sodalizio degli Amato Pagano nel senso che, secondo le logiche criminali, per dimostrare fedeltà al nuovo clan era indispensabile rompere i rapporti cori il vecchio gruppo di appartenenza dimostrando con atti concreti di aver rescisso i legami con il gruppo camorristico precedente.

Nella logica camorristica, la dimostrazione poteva essere data soltanto uccidendo componenti dei vecchio gruppo, ossia del clan camorristico da cui Magnetti Luigi (a sua volta deceduto) Giannino Luigi (anche lui ucciso in un agguato) e altri intendevano uscire. L’iniziale “girata”, suggellata con gli omicidi di Pica Giuseppe e Cardillo Francesco del 14 marzo 2007, ha prodotto conseguenze terribili, nel senso che i Di Lauto hanno a loro volta risposto commissionando e commettendo altri omicidi: i Di Lauro hanno ucciso alcuni degli ex appartenenti al loro clan ed in particolare hanno eliminato coloro che ritenevano essere gli autori degli omicidi di Pica e Cardilòo. Di qui gli omicidi di Giannino Luigi e di Magnetti Luigi.

Oltre a questi quattro omicidi, ve ne sono altri che sono comunque riconducibili alla concatenazione di agguati, attentati, omicidi consumati, di un clan verso l’altro e di terribili vendette e “risposte” del clan contrapposto. Per tale motivo si può parlare di faida, nel senso di guerra tra due clan, ciascuno dei quali voleva sopraffare l’altro ed eliminarlo, per dichiarare la propria supremazia sul territorio.

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