Home Cronaca Pizzo alla caffetteria di Scampia, arrivano le condanne per gli Scognamiglio

Pizzo alla caffetteria di Scampia, arrivano le condanne per gli Scognamiglio

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Sono ritenuti tra i mandanti dell’estorsione al bar ‘Caffè Europa’ di via Roma verso Scampia: secondo le ultime informative di polizia sarebbero loro parte attiva di un gruppo che da Marianella si era spinto nei quartieri limitrofi per occupare le caselle lasciate vuote dai Cifrone dopo gli arresti e le condanne che hanno di fatto azzerato il gruppo di ‘ngopp Miano. In una di queste azioni avrebbero cercato di imporre una tangente estorsiva al titolare del ‘Caffè Europa’ di via Roma verso Scampia. Nei giorni scorsi per loro sono arrivate le condanne nel processo che si è svolto in abbreviato. E così Pasquale Scognamiglio e suo figlio Giovanni sono stati condannati rispettivamente a otto e quattro anni (con il secondo che ha usufruito dell’attenuante della minima collaborazione). Gli altri due ras coinvolti, Luca Isaia e Salvatore Ronga, hanno rimediato invece entrambi sei anni e otto mesi. In precedenza era andata meglio a Giuseppe Romano che era stato ristretto ai domiciliari (leggi qui l’articolo).

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Le richieste estorsive al titolare del Caffè Europa di Scampia

Secondo la ricostruzione della Procura il commando avrebbe preteso del commerciante la consegna di 125mila euro, suddivisa in rate da 5mila euro mensili, quale presunto residuo di un prestito di natura usuraria che il barista e la madre avevano contratto alcuni anni fa con l’indagato Giuseppe Romano. Quella che ne scaturì fu una montagna di debiti, alla quale seguirono diverse minacce, andate avanti a ritmo martellante dal 29 luglio fino al 7 agosto scorsi. Se dell’ultimo “blitz” si sono resi protagonisti Ronga e Isaia nella prima occasione sarebbero stati invece “Pino” Romano e un cugino a presentarsi nel bar di Scampia, intimando al titolare di consegnare la cifra arretrata. In caso contrario sarebbe stato «massacrato di botte» e avrebbe «venduto il bar per finanziare la guerra e comprare le armi necessarie». Il giorno successivo Romano, stavolta con Scognamiglio senior, torna alla carica e stabilisce che il debito doveva essere saldato in rate da 5mila euro mensili: se il commerciante non avesse pagato sarebbe subentrato come socio occulto del bar. Proprio in questo frangente emerge una circostanza singolare: la vittima spiega ai suoi aguzzini che parte del debito iniziale era già stata versata al gruppo Cifrone capeggiato dai cugini Gaetano e Luigi. L’inizio del calvario per il commerciante.

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