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Ucciso per un gesto di fedeltà ai Misso, tutto da rifare: sentenza annullata per i Prinno

Ezio Prinno
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Fu ucciso a sprangate e colpi di pistola come atto di fedeltà. Questa la ‘genesi’ dell’omicidio di Bruno Guidone, ucciso il 23 giugno del 2000. Per quel delitto, passato alla storia della cronaca cittadina come ‘il massacro di Rua Catalana’ è arrivata oggi una clamorosa decisione della Cassazione. La Suprema Corte (I sezione) annulla senza rinvio la sentenza d’appello e la sentenza di primo grado a carico di Giuseppe e Ezio Prinno (padre e figlio) perchè l’azione non poteva essere promossa per mancanza di condizione di procedibilità della riapertura delle indagini, rinviando così gli atti alla Procura. Decisive le argomentazioni dei legali dei due Prinno, gli avvocati Leopoldo Perone e Mauro Valentino. In primo grado e in appello i due Prinno erano stati condannati a trent’anni di reclusione.

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Tutto da rifare per i Prinno

In pratica in seguito di una prima archiviazione del procedimento, la Procura aveva acquisito ulteriori elementi ma senza un formale provvedimento di riapertura delle indagini. Tutto da rifare dunque per quella che venne definita “macelleria Rua Catalana” nonostante dichiarazioni di numerosi collaboratori tra cui Giuseppe Misso e una copiosa attività di intercettazione anche a carico di familiari della vittima. A seguito di lunghe indagini e grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia gli investigatori accertarono che l’eliminazione di Guidone, esponente del gruppo criminale ‘Alleanza di Secondigliano’, poteva essere una prova di fedeltà dei Prinno nei confronti dello storico clan dei Misso, con il quale si volevano alleare.

 

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