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Racket a Giugliano per il clan Mallardo, chiesti 45 anni di carcere per 5 imputati

Racket a Giugliano per il clan Mallardo, al via il processo: il Comune si costituisce parte civile
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Clan Mallardo, chiesti 45 anni di carcere per 5 imputati. E’ stato celebrato il processo a carico di 5 soggetti ritenuti appartenenti al clan Mallardo, per diversi tentativi di estorsione a cantieri edili e ricettazioni, innanzi al tribunale di Napoli, dove si sta procedendo con il rito abbreviato innanzi al GIP Dottoressa Ivana Salvatore. Alla sbarra ci sono Gaetano Mele (chiesti 10 anni di reclusione), Giuseppe Mele (chiesti 10 anni di reclusione), Nicola Sarnataro (chiesti 10 anni di reclusione), Ernesto Cecere (chiesti 6 anni di reclusione) e Gennaro Maraniello (chiesti 9 anni e 6 mesi di reclusione). Questa la requisitoria del pubblico ministero della DDA Dottoressa Antonella Serio, con le richieste di condanna

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Il processo è stato rinviato al 29 Febbraio per continuare con le arringhe difensive degli avvocati.

Collegio difensivo composto dagli avvocati Luigi Poziello, Celestino Gentile, Michele Giametta, Alessandro Caserta, Domenico Pennacchio

La ricostruzione dell’inchiesta

Sono almeno 5 gli episodi estorisivi subiti da imprenditori che avevano aperto cantieri a Giugliano da febbraio allo scorso mese di aprile. Dalle indagini è emerso che per recarsi nei cantieri dove chiedere il pizzo gli indagati usavano moto con targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli. In particolare, le condotte estorsive sarebbero state poste in essere tra i mesi di marzo ed aprile 2023, in danno, nello specifico, di vari imprenditori edili. Nei confronti dei quali, mediante minacce, gli indagati avrebbero preteso il pagamento di tangenti per consentire la prosecuzione dei lavori intrapresi nel suddetto Comune. Presi di mira soprattutto cantieri edili di costruzioni private.

A tale scopo, per recarsi presso i cantieri, venivano utilizzati dagli indagati motoveicoli cui erano apposte targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli. Il dettaglio emerge dalle intercettazioni ambientali.

La denuncia delle vittime e l’autodenuncia al clan
Le indagini sono partite dalle denunce di alcuni imprenditori che si sono presentati in Caserma a Giugliano per raccontare l’accaduto. Ai carabinieri una delle vittime portò anche i filmati del cantiere dove gli estorsori si erano recati per portare a termine le proprie minacce.

A quel punto i carabinieri iniziano una serie di intercettazioni, grazie alle quali riescono a ricostruire il gruppo che andava a terrorizzare i cantieri del Giuglianese. Grazie al sistema di localizzazione GPS istallato sullo scooter di Pino Mele, i carabinieri riuscirono ad individuare e a localizzare il luogo dove si erano recati per effettuare l’estorsione. Giunti sul posto i militari chiesero ad uno dei proprietari dello stabile dove erano in corso lavori di ristrutturazione perché non ci fossero operai sul cantiere. L’uomo si giustificò dicendo che gli operai erano via per una asserita mancanza di materiale. A quel punto l’imprenditore chiamò l’operaio che era stato minacciato, il quale raccontò la verità di ciò che era successo: ovvero che erano stati costretti ad andare via dopo le minacce degli estorsori del clan. Fatto del quale l’imprenditore, a quanto pare, non era stato messo a conoscenza.

Alcuni imprenditori, invece, avevano già comunicato al clan l’inizio dei lavori. Comportamento questo di chi si dichiara disponibile a pagamenti di natura estorsiva senza necessità di “visita” al cantiere. Come ad esempio aveva fatto una delle vittime che un mese prima era andato dal clan Mallardo per avvisarli dell’apertura del cantiere. Gaetano Mele si lamenta di essere uscito inutilmente: “Ci siamo fatti un’uscita a vuoto…e racconta di aver rimproverato la vittima di non aver avvisato che aveva un cantiere in atto “. Questo però gli aveva, risposto di aver notiziato il clan un mese prima.

Anche in un altro caso il titolare di un’impresa che aveva iniziato lavori di ristrutturazione presso la sua palazzina aveva provveduto a comunicare anticipatamente ad un affiliato del clan l’inizio del cantiere.

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